Società

Stragi mafiose’92: l’insegnamento per la Pubblica Amministrazione!

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Ogni anno si predica l’impegno e la lotta alla illegalità, sopraffazione, abuso, violenza da qualunque parte provenga.

Sono passati venticinque anni dalla strage di Via d’Amelio e ancora una volta rendiamo omaggio, come in analoghe ed altre occasioni, al magistrato Paolo Borsellino e agli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Le recenti norme introdotte in materia di lotta al riciclaggio di denaro sporco e ancora prima per il contrasto alla corruzione, pongono la Pubblica amministrazione, ancor più che in passato, di fronte alle proprie responsabilità, imponendo modelli organizzativi in grado di fornire un utile contributo all’Istituzione nel suo complesso.

Non ci può essere azione di contrasto all’illegalità ed al malaffare senza il corretto e convinto coinvolgimento della Pubblica amministrazione.

Mettere in campo i migliori presidi nell’azione propulsiva della Pubblica amministrazione per individuare e contrastare in tempo utile, fenomeni di malaffare, deve rappresentare la stella polare del proprio agire amministrativo. Riuscire a delineare con maggiore successo la c.d. “area grigia” non è facile per nessuno e la stagione delle stragi del 1992 sta lì a ricordarcelo.

A mio avviso, aumentare la credibilità della Pubblica amministrazione deve rappresentare il primo importante passo per migliorare il rapporto con i cittadini e con i problemi da risolvere. Semplificare per esempio, l’azione amministrativa per le necessità ed urgenze in ossequio al buon senso, prima ancora che alle norme contenute nell’Ordinamento giuridico,  dovrebbe essere il viatico naturale per una complessiva e ritrovata efficienza. Mal si comprende allora, se la direzione deve essere questa, l’enorme disagio ancora vissuto dalle popolazioni colpite dall’evento sismico del Centro Italia a distanza di quasi un anno dalla scossa che tanti danni ha provocato. Come si fa a spiegare che ad oggi non sono state ancora rimosse le montagne di cumuli di macerie sparse nelle strade a causa e per effetto di beghe amministrative, di firme che mancano e quant’altro, soprattutto in presenza di risorse finanziarie non spese ed assolutamente disponibili.

Spostiamo i “controlli ex post”, firmiamole queste benedette carte ed ognuno si assuma le sue responsabilità.

Quando facevo parte della Guardia di finanza, al Comando di Reparti deputati al contrasto al Crimine organizzato in terra di Calabria o in Puglia per l’evasione fiscale, mi capitava spesso di ricevere telefonate preoccupate dai Capi pattuglia che mi chiedevano lumi sul da farsi o sulle modalità di scrivere un verbale: a questi, per lo più giovani ero solito dire, fotografate la situazione e quando tornate in Ufficio studieremo insieme il da farsi e come procedere nel rispetto delle norme in vigore. Alla fine, si potrà anche sbagliare, al massimo potranno definirci dei “caproni”, l’importante che le “tasche restano vuote” e non potranno chiamarci ladri.

Ecco, è questo il messaggio che vorrei lanciare, nel mio piccolo, verso i tanti funzionari della Pubblica amministrazione che, non senza ragione, qualche volta si mostrano riluttanti ad assumersi responsabilità per l’esercizio dell’azione amministrativa.

L’importante è non  essere definiti ladri, caproni suona meglio!