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Startup crea il primo stabilimento energetico a emissioni zero

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Nel giorno in cui Google ha annunciato di essere completamente “verde”, ossia di sfruttare energia proveniente al 100% da fonti non inquinanti come eolico e solare per alimentare i suoi prodotti e servizi, sui media americani si sta parlando molto di una startup texana che è riuscita a trovare un modo per creare uno stabilimento a zero emissioni di anidride carbonica. Si tratta del primo esemplare al mondo di questo tipo.

Net Power, una startup energetica con sede nello stato Usa della Carolina del Nord, punta su una nuova tecnologia che ritiene abbia il potenziale di cambiare completamente il modo in cui usiamo il gas naturale per generale energia elettrica. La società ha investito 150 milioni di dollari nel suo ‘progetto pilota’ a Houston: uno stabilimento grande poco meno di un campo da calcio, che fa uso di una tecnologia in grado di ridurre completamente le emissioni di anidride carbonica (catturandole e ‘sequestrandole’).

Si tratta di una tecnologia in commercio dagli Anni 70, sviluppata per la prima volta da società petrolifere per estrarre più petrolio possibile dai giacimenti. Ora viene considerato uno dei mezzi più efficaci per diminuire gli effetti negativi del cambiamento climatico. Il think tank International Energy Association stima che continueremo a bruciare combustibili fossili ancora per qualche decennio.

Al mondo esistono oggi soltanto 17 grandi impianti operativi CCS (ossia di cattura e stoccaggio del carbonio) in grado di confinare le emissioni di anidride carbonica, una tecnologia che sta entrando solo di recente a far parte dell’insieme di strategie a disposizione per fronteggiare la crescente concentrazione di CO2 nell’atmosfera. Ogni anno gli stabilimenti CCS consentono di impedire l’accesso all’atmosfera a meno di 40 milioni di tonnellate di anidride carbonica. È una cifra che equivale a meno dello 0,01% dei 40 miliardi di tonnellate emesse ogni anno dall’uomo.

A scommettere su Net Power sono stati tre imprenditori. A raccontare la loro storia è Quartz, il sito di informazione economica e finanziaria di The Atlantic. Tutto è iniziato quando un ex trader di Wall Street, Bill Brown e Miles Palmer, un suo compagno all’Università del MIT (Massachusetts Institute of Technology), hanno fondato 8Rivers, una società di investimento focalizzata nelle nuove tecnologie.

Impianto energetico “verde”: come funziona “ciclo di Allam”

La mossa vincente dei due imprenditori è stata quella di assumere un ex ingegnere chimico, Rodney Allam, che aveva lavorato a capo della divisione di Ricerca e Sviluppo di un importante fornitore di gas in Europa. È stato Allam infatti ad aver presentato loro un progetto innovativo per fabbricare un impianto energetico di gas naturale, dotato di un nuovo tipo di turbina a gas, una tecnologia che non ha subito cambiamenti radicali da quando è stata inventata 150 anni fa.

Una turbina consente di trasformare calore in energia meccanica, che può a sua volta essere mutata in energia elettrica. Oggigiorno le turbine si servono di gas per trasferire energia. Il sistema di Allam invece (vedi immagine sopra) si basa sull’anidride carbonica per trasferimento di calore, ottenendo una efficienza energetica di gran lunga maggiore. Il sistema come è stato pensato dall’ingegnere sfrutta la capacità del CO2 di convertire il calore in elettricità in maniera efficiente.

La società giapponese Toshiba ha stretto una partnership con Net Power per convertire le sue turbine ad alta pressione in turbine che siano in grado di adattarsi a quello che viene chiamato “il ciclo di Allam”. Siccome usa l’anidride carbonica per il trasferimento del calore, la nuova turbina a gas deve essere grande meno di un decimo di una normale.

Nella turbina il gas naturale e l’ossigeno allo stato puro vengono bruciati, producendo solo anidride carbonica e acqua – in una stanza che è già riempita di anidride carbonica ad alte temperature. È un po’ come provare di accendere un cerino mentre qualcuno sta cercando di spegnerlo con un estintore. Il processo di combustione produce nuova anidride carbonica, un po’ di acqua, e tanto calore. Esso viene fatto passare attraverso una turbina dove la pressione è in grado di generare elettricità.

In gran parte dei paesi della Terra non esistono incentivi finanziari o fiscali per ridurre le emissioni. A parte la Norvegia, senza che gli utili aziendali vengano penalizzati per le emissioni inquinanti, difficilmente le imprese smetteranno di emettere anidride carbonica nell’atmosfera. L’energia pulita comporta anche dei costi elevati: un impianto energetico tradizionale che volesse sfruttare la tecnologia per catturare e “sequestrare” anidride carbonica.

Akshat Rathi sostiene che i 150 milioni di dollari di finanziamenti reperiti da Net Power sono una prima assoluta per le startup del settore. “Non è detto che sia una storia di successo – conclude con una domanda retorica l’ex giornalista dell’Economist – ma un impianto energetico che brucia combustibili fossili senza emissioni serra e che produce elettricità che non ha costi aggiuntivi, cosa può mai avere che non va?”.