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Siria: Turchia e Arabia Saudita pronte a invasione di terra

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NEW YORK (WSI) – Turchia, Arabia Saudita e Qatar sono con le spalle al muro. Il loro tentativo di cacciare Bashar al-Assad dal potere in Siria e di consolidare l’egemonia sunnita nella penisola araba sta fallendo.

L’Iran e le forze libanesi di Hezbollah hanno circondato la città di Aleppo e la loro avanzata è sostenuta dagli attacchi aerei dell’esercito russo. Le vie di approvvigionamento che passando dalla frontiera con la Turchia sono state bloccate e senza un intervento diretto degli Stati Uniti o dei paesi del Golfo, Ankara, Riyad e Doha sono destinate a uscire sconfitte dalla sanguinolenta guerra per procura in corso in Siria.

L’opposizione è disomogenea e va da gruppi eversivi come il fronte al-Nusra (ramo di al-Qaida) e l’ISIS, ai ribelli sostenuti dall’Occidente. I colloqui di Ginevra volti a trovare un accoro per sancire una tregua nel paese mediorientale difficilmente daranno frutti. Le trattative si sono già interrotte prima di cominciare: sono state rimandate di un mese per via dell’offensiva del governo ad Aleppo.

Insomma, il tempo sta per scadere per i ribelli (alcuni riferiscono di essere spacciati) e a Turchia ed Arabia Saudita non rimangono molte opzioni: un’invasione di terra pare l’unica che possa portare la vittoria del fronte sunnita.

“Non è un bene parlare di questo genere di cose ora. Quando sarà necessario, faremo quello che c’è da fare”, ha detto il presidente turco Erdogan a chi gli chiedeva se Ankara stava prendendo in considerazione l’idea di inviare soldati in Siria. “Ora come ore le nostre forze di sicurezza sono pronte a tutto”, aperte a qualsiasi evenienza”.

Per la Turchia l’unica soluzione possibile è che i militanti sunniti caccino una volte per tutte Assad e assumano il controllo a Damasco. Idem per i sauditi, che però non hanno un secondo fine come Erdogan, che è quello di evitare che il conflitto rafforzi i ribelli curdi, nemico dichiarato di lunga data dei turchi.

Ciò significa che al contrario di sauditi e americani, la Turchia è contraria a sostenere i ribelli delle Forze di Difesa del Popolo (YPG), anche se questo vorrebbe dire facilitare un processo che porti a un cambio di regime.

Erdogan ha accusato Usa e Russia di essere “essenzialmente delle forze occupatrici in Siria”, ha detto in un messaggio rivolto a Vladimir Putin. “Come faccio a fidarmi di voi? Sono io il vostro partner o i terroristi a Kobani”, il cui riferimento è chiaramente alle forze curde a difesa del popolo (YPG) che hanno respinto l’assedio dell’ISIS qualche mese fa.

Ribelli ormai spacciati

La frustrazione di Erdogan è comprensibile. Dovendo combattere anche contro Iran, Hezbollah e Russia, i vari gruppi ribelli che combattono contro il regime siriano ormai da cinque anni, sono destinati a uscire sconfitti. Uno di loro ad Aleppo ha dichiarato non solo che stanno per uscire sconfitti, sotto i colpi dei bombardamenti aerei russi, ma anche che “è minacciata la nostra stessa esistenza“.

Finché gli aerei russi continuano a bombardare i ribelli, che non dispongono né di forze aeree, né di sistemi di difesa anti missilistica, per le forze anti governative non c’è alcuna speranza di vittoria nella battaglia contro Hezbollah. Se non altro perché l’esercito di Hassan Nasrallah ha praticamente inventato i metodi di guerra urbana.

Domenica Bloomberg ha scritto che ora che “i ribelli stanno perdendo terreno, gli Stati del Golfo hanno annunciato di essere pronti a inviare le loro truppe di terra nell’ambito di una coalizione internazionale contro l’ISIS”.

Ma le forze ribelli non stanno perdendo terreno nei confronti dell’ISIS, che non ha alleati ufficiali nel terreno (anche se in via non ufficiosa è aiutata da Arabia Saudita e Turchia), bensì del regime di Assad. La scusa non è pertanto ben costruita, anche perché Aleppo – città che da anni è assediata e bombardata dai ribelli – non è una roccaforte del gruppo terrorista, al contrario di Raqqa e Deir ez-Zor.

Siamo vicini a una terza Guerra Mondiale. Se i sauditi dovessero invadere la Siria come hanno fatto in Yemen per combattere le forze ribelli degli Houthi, di matrice sciita, gli Stati Uniti hanno promesso il loro sostegno all’operazione militare che vedrebbe probabilmente coinvolti anche gli Emirati Arabi Uniti. Lo ha fatto sapere a Reuters il portavoce del Dipartimento di Stato americano John Kirby.

La Russia è convinta che Erdogan faccia sul serio e le ultime voci, seppur smentite dalla Turchia, dicono che i sauditi sono pronti a dotare l’esercito turco di 150.000 loro soldati.

Fonti: Bloomberg, Reuters