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SE TORNA
IL PALAZZO

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(WSI) – Da ieri, con la denuncia del presidente Napolitano, la questione è posta, e non è più possibile eluderla. Le parole del Capo dello Stato sono chiare: preoccupazione per il “distacco” tra politica, istituzioni e cittadini; ammonimento a tutte le parti politiche, perché nessuna si illuda di “trarne vantaggio”; allarme per la “tenuta” dello stesso sistema democratico. È dunque una questione di democrazia, quella che pone il Presidente.

Potremmo dire che siamo davanti al rischio conclamato di una regressione democratica.
Guidando il Paese, la sinistra porta la responsabilità principale di questo disincanto, di cui la legge finanziaria è il detonatore, mentre l´impopolarità del governo rischia di essere la nuova cifra del rapporto tra i cittadini e lo Stato, tornato Palazzo trent´anni dopo. La Finanziaria ha senz´altro un elemento di rigore positivo. Ma il senso generale che si è depositato nel Paese è fortemente negativo, e questa negatività che separa Stato e cittadini sovraesponendo la leva delle tasse è il nocciolo della questione politica di oggi.

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La destra sbaglia però cercando un lucro immediato di questa crisi. Nella distanza tra Stato e cittadini, nel disincanto, persino nella protesta che Berlusconi ha portato in piazza c´è, evidente, qualcosa di più generale, di sistemico, che intacca le istituzioni e corrode lo stesso discorso pubblico, senza distinzioni.

È la fine di ogni intermediazione riconosciuta e accettata, sia di tipo organizzativo sia di sistema culturale, che genera solitudine politica. Ed è la percezione di un mancato riconoscimento di pezzi di società ribelli ad un modello concertativo asfittico, se pensa di racchiudere l´Italia del nuovo secolo in un accordo con Montezemolo ed Epifani. È, ancora, la coscienza di un´esclusione dalla dimensione primaria della politica, perché la partecipazione semplicemente non è prevista, a destra come a sinistra: e la campana di Mirafiori suona per tutti, come richiesta estrema, finale di rappresentanza.

La differenza tra destra e sinistra è che Berlusconi può fingere di interpretare il risentimento democratico come politica, perché in realtà l´antipolitica è una forma di espressione primaria del populismo, mentre Prodi non può. Lui e i leader della sinistra devono giocare il tutto per tutto puntando subito sulla carta del partito democratico come apriscatole di un sistema bloccato, come nuovo linguaggio politico, baricentro di una cultura di riforme che oggi l´Unione non ha. Non c´è un´altra strada. Anche perché governare in nome della sinistra e assistere a questo sentimento progressivo di perdita della cittadinanza prima ancora che un´impossibilità numerica è una contraddizione concettuale, culturale e politica.

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