Economia

Se Putin vuole spezzare predominio dollaro, perché scarica euro?

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La Russia, che deve fare i conti con tutta una serie di sanzioni economiche imposte da Usa e Occidente in generale, ha promesso che avrebbe risposto colpendo il dollaro, nel tentativo di combattere il predominio mondiale della divisa fiat americana, riserva valutaria di riferimento dai tempi degli accordi di Bretton Woods.

Ma se da un lato Vladimir Putin e il governo promettono una rappresaglia sui mercati valutari contro gli Stati Uniti, dall’altro la banca centrale della Russia sta facendo l’opposto, comprando dollari e svendendo invece euro.

In un intervento davanti ai parlamentari della Duma dopo l’inaugurazione del suo quarto mandato da presidente, Putin ha detto che per garantire la piena sovranità economica della Russia, è necessario spezzare il legame di dipendenza dalla valuta americana, in particolare alla luce delle nuove sanzioni imposte dall’amministrazione Trump.

I numeri ufficiali a disposizione però contraddicono le promesse di Putin. Secondo le informazioni fornite dalla banca centrale russa, nel 2017 la quota di dollari in mano alla banca raggiungeva quasi il 46% delle riserve valutarie depositate nei forzieri, una percentuale in crescita dal poco più del 40% dell’anno prima.

Nel frattempo l’euro conta per meno del 22% del totale, un valore in calo rispetto all’oltre 32% del 2016 e che si confronta con il livello record del 43,8% fatto registrare nel 2009. Il totale in stock era pari a 459,9 miliardi di dollari in aprile, il massimo dal 2014.

Sanzioni Usa hanno colpito Borsa, rublo e aziende

È difficile spiegare i motivi di questa discrepanza tra le parole e i fatti. Forse Putin sta aspettando il momento propizio per scaricare dollari, valuta che in effetti sta salendo di prezzo sul Forex. Forse la Russia ha una strategia a lungo termine precisa in mente. Fatto sta che per il momento il suo avversario numero uno sui mercati sembra più l’Unione monetaria europea.

Anche l’Europa non si può certo considerare una forza alleata della Russia putiniana. Una Europa unita e sempre più integrata, insieme a una NATO che si espande lungo i propri confini, è lo scenario da incubo che la Russia vuole evitare a tutti i costi. Ma la logica vorrebbe che il nemico giurato siano gli Usa, le cui sanzioni imposte in aprile hanno provocato un tonfo del rublo e dell’azionario russo, e hanno tagliato fuori alcune delle principali aziende del paese dai mercati finanziari occidentali.

Putin da anni va dicendo che è giunto il momento di spezzare il “monopolio del dollaro” che consente agli Stati Uniti di giocare un ruolo di “parassita dell’economia globale“. E sono diverse le iniziative avviate dal Cremlino, insieme anche alla Cina e ad altri paesi emergenti, per detronizzare il dollaro e sostituirlo con altre valute di riserva.

Ma a conti fatti negli ultimi mesi la banca centrale sta prendendo di mira l’euro, non il dollaro. Putin ha riconosciuto che dal momento che il petrolio è denominato in dollari “stiamo prendendo in considerazione la strategia migliore da attuare per liberarci da quel fardello“.

Quando parla di diversificare le riserve della Russia, Putin sa di cosa sta parlando. Negli ultimi anni la banca centrale ha incrementato gli acquisti di yuan, così come di dollari canadesi e australiani, che insieme ora contano per quasi il 7% della somma complessiva delle riserve a fine 2017. La Russia sta anche comprando oro, che vale più del 17% del totale.

Inoltre nel mondo l’ammontare di dollari custoditi prezzo le banche centrali sfiora il 63% del totale, stando ai dati del Fondo Monetario Internazionale che fanno riferimento sempre all’anno scorso. L’euro, invece, conta per circa il 20%, una percentuale che non si distanzia molto da quella della Russia. Detto questo, per un paese che lancia da anni anatemi contro il dollaro Usa, ci si aspetterebbe di vedere una riduzione e non un aumento dei biglietti verdi nelle sue riserve nazionali.