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Saipem: sospetti di insider trading. Altro scandalo a Piazza Affari?

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MILANO (WSI) – I fatti: lunedì 28 gennaio Bank of America Merrill Lynch annuncia un collocamento rivolto agli investitori istituzionali di 9,97 milioni di azioni Saipem – ovvero il 2,3% del capitale – per un controvalore di 315 milioni di euro, prezzo medio di 30,65 per azione. Si pensa che a vendere siano stati i fondi di Fidelity.

All’indomani della notizia, nella sera di martedì 29 gennaio, l’annuncio shock dei vertici della controllata di Eni, che dichiarano di prevedere per il 2013 un tonfo degli utili -80% nelle loro attività di servizi petroliferi onshore, che si incentrano in Medio Oriente, Algeria e Nigeria.

Mercoledì 30 gennaio: il titolo Saipem non riesce a fare prezzo, poi crolla sotto il peso del profit warning, cedendo -34,3%, dopo essere scivolato fino a -38%. Valore: 20,01 euro. Praticamente, in una sola seduta, viene perso il 3% della capitalizzazione del gruppo.

In tutto questo, come se non bastasse, nell’ambito dell’inchiesta sulle attività in Algeria, arriva la notizia, diffusa dalla stessa Saipem, dell’avviso di garanzia recapitato all’ex amministratore delegato Pietro Tali, dopo l’indagine che ha colpito Saipem nel 2011, per presunti reati di corruzione che risalirebbero al 2009.

Il mercato punisce il titolo e scatta allo stesso tempo il timore che scoppi a Piazza Affari, dopo il caso di MPS, un altro scandalo: la sensazione è che i nuovi manager abbiano fatto qualche scoperta, visto che hanno comunicato in una nota di aver scelto “un approccio più conservativo per la valutazione del nuovo business, nella stima di margini e nei tempi, sia di assegnazione dei contratti sia di esecuzione di nuovi progetti”.

Si mette dunque in modo la Consob, e viene aperta un’indagine sul collocamento di Bank of America: “C’è stato questo collocamento, e dopo il profit warning, e dunque è una routine in questo caso indagare su presunti abusi di mercato. Faremo affidamento alla cooperazione internazionale”, ha dichiarato al Financial Times Annalisa Mancini, portavoce della Consob.

Il dubbio di insider trading, nella comunità degli investitori, è cocente: strano che il collocamento curato da BofA sia avvenuto proprio poche ore prima del crollo del titolo. Come dire: qualcuno sapeva. E sapeva come al solito a danno dei piccoli azionisti.