Economia

Risparmio gestito: governo si piega alle lobby bancarie

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ROMA (WSI) – Un nuovo gigante nel settore del risparmio gestito italiano potrebbe affacciarsi sulla scena e far da concorrenza a Generali e a Intesa Sanpaolo. Si tratta della triade Anima, Aletti e Bancoposta, che messi insieme oggi avrebbero in gestione 169 miliardi di euro di risparmio.

Le  nozze tra Anima e Aletti sono state accolte con fermento in Borsa che ha promosso i titoli delle due insieme alla controllante di Aletti, Banco Bpm. Un’operazione che vede l’arrivo di un altro protagonista, Poste italiane che dovrebbe conferire ad Anima Bancoposta fondi sgr. Attualmente, come riporta un articolo di Repubblica, Anima e Banco Bpm che controlla al 100% Aletti Gestielle, starebbe valutando la vendita di Aletti per 650 milioni di euro.

“Poste è intenzionata ad uno scambio azionario, che porterebbe Banco Bpm a scendere in Anima dall’attuale 14,7% a circa il 12%. La novità è che, una volta salita fino ad un massimo del 24,9% (al riparo dalla soglia che fa scattare l’opa) il gigante guidato da Matteo Del Fante girerebbe una quota del 10-15% a Cdp, suo principale azionista (al 35%) ma senza diritti di governance”.

Il possibile consolidamento a tre non è ancora stato ufficializzato e i diretti interessati non hanno confermato le indiscrezioni, ma l’euforia non si è fatta attendere in Borsa. Sulla carta, tuttavia, il balzo dei titoli Anima all’arrivo delle notizie della nascita del terzo polo del risparmio gestito sulla carta contrasta fortemente, dice Salvatore Gaziano, Strategist di SoldiExpert.com, “con i report di diverse banche d’affari straniere e italiane che vedono da tempo un futuro grigio per le società specializzate nel risparmio gestito”.

I motivi secondo l’analista sono da ricercare nell’impatto della direttiva MiFid2, la quale entrerà in vigore dal 3 gennaio 2018 e nella “concorrenza sempre più agguerrita per effetto del FinTech o del mercato degli ETF low cost dove è dato vicino lo sbarco del colosso statunitense Vanguard in Italia e Germania”.

In Italia però le autorità legislative hanno rimediato ai rischi rappresentati dalla MiFid 2, facendo ricorso a un espediente per evitare gli effetti più negativi della direttiva sul prosperoso settore del risparmio gestito.

Italia: paradiso per chi vende fondi e risparmio gestito

Il settore del risparmio gestito in Italia è tornato in auge, ma ci sono nubi all’orizzonte che ne minacciano l’incolumità. Lo spauracchio per le società specializzate nel risparmio gestito si chiama Mifid2, la direttiva che entra in vigore il 3 gennaio 2018 e che prevede che al sottoscrittore sia resa pienamente trasparente la struttura dei costi dei fondi consigliata, giustificando  perché si consiglia quel fondo anziché un altro.

Una direttiva che presto potrebbe portare l’Italia ad essere il paradiso delle lobby del risparmio gestito come sottolinea Gaziano su IT Forum News, mettendo in evidenza le specifiche del testo della direttiva, limate dopo il passaggio alle commissioni Finanze di camera e Senato. Il testo dovrebbe essere approvato in via definitiva il 3 agosto.

Secondo le commissioni Finanze di Camera e Senato nel testo scodellato per il governo la consulenza finanziaria “fuori sede” per gli indipendenti e magari pure la vendita a distanza vanno vietate (Internet no, sull’utilizzo di piccioni viaggiatori forse se ne potrà discutere dal 2021); il consulente finanziario indipendente deve restare in sede magari col braccialetto elettronico collegato all’OCF e pure video controllato. E naturalmente questo non vale se si vende consulenza indipendente per conto di banche e reti e si ha allora il “doppio banchetto” e si può decidere di offrire la consulenza a parcella o quella a provvigioni (…)

Si tratta di “un geniale espediente normativo che serve soprattutto a evitare alla reti e alle banche che qualche promotore finanziario con portafoglio ed esperienza decida di dimettersi per mettersi in proprio e offrire alla propria clientela solo consulenza finanziaria indipendente non facendo così arrivare più un cent di provvigioni alla propria upline, credendo veramente a questa bischerata della consulenza priva di conflitti di interesse (…) Inutile girarci intorno: il vero paradiso fiscale per chi vende fondi e risparmio gestito è l’Italia. Andiamone orgogliosi e non parliamo solo male del Belpaese e difendiamo questo primato”.