Economia

Banche, Renzi nel Paese delle Meraviglie. La gaffe su JP Morgan

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ROMA (WSI) – Le banche italiane? Stanno bene. Jean Claude Juncker? Sta lì anche grazie a noi. L’Italia? Le banche d’affari stanno dalla sua parte. Va tutto bene, insomma – come al solito – secondo il premier Matteo Renzi e per il suo fedele ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. Il premier parla ancora, e lo fa sia dalle pagine del Sole 24 Ore, che dopo in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Ma i suoi proclami si scontrano di nuovo con la realtà. E questa volta c’è una bella prova del nove. Così il premier, nell’intervista rilasciata al quotidiano finanziario:

“Gli analisti con cui parliamo tutti noi, i big, di Jp Morgan e di altre realtà sanno perfettamente che investire in Italia oggi è una ghiotta opportunità. Direttore, investire in Italia è una delle scelte più convenienti oggi: Paese stabile, sistema solido, tensioni geopolitiche altrove. Gli investitori lo sanno”.

È sicuro del fatto suo Renzi, mentre rilascia un’intervista al Sole 24 Ore. Viene però il dubbio che il premier non sia però molto informato sulle novità che arrivano dal mondo della finanza. Cita JP Morgan, ma forse avrebbe fatto meglio a fare un altro nome.

Proprio di qualche giorno fa, infatti, usciva l’articolo di Reuters, dal titolo “Italy bank stocks plunge, brokers say tough 2016 ahead”, ovvero: “Titoli bancari italiani crollano, i broker prevedono un 2016 difficile”. Andrebbe tutto bene, se non fosse che Reuters cita proprio JP Morgan:

“JP Morgan said this month Italian banks should be avoided because low interest rates are expected to put pressure on revenues more than in other countries and credit problems limit a recovery in provisions”, ovvero: “JP Morgan ha detto questo mese che le banche italiane dovrebbero essere evitate, in quanto si stima che i bassi tassi di interesse metteranno sotto pressione i loro ricavi più che in altri paesi e i problemi relativi al credito limiteranno il recupero degli accantonamenti”.

Ma Renzi evidentemente ha bisogno di nomi altisonanti da utilizzare. D’altronde secondo lui non c’è neanche alcun attacco all’Italia:

“Il sistema secondo me è molto più solido di quello che legittimamente alcuni investitori temono. Ai miei interlocutori dico sempre che quando alcuni importanti investitori hanno abbandonato l’Italia nel momento più buio del 2011-2012 hanno perso una grande opportunità: se avessero mantenuto le loro posizioni ad esempio sui titoli di stato – con quei valori – oggi farebbero soldi a palate. E invece magari l’assicuratore tedesco o il bancario francese ha acquistato altro. E oggi se ne pente, eccome se se ne pente. Gli eventi di queste ore agevoleranno fusioni, aggregazioni, acquisti. È il mercato, bellezza. Vedrà che sarà uno scenario interessante, ne sono certo”.

Se proprio non si vuole sconfessare Renzi, certo, si può fare riferimento a un’altra nota più recente di JP Morgan che è stata riportata dal Financial Times.

“A creare le preoccupazioni sul mercato sono le implicazioni degli accantonamenti e le azioni che le banche dovranno mettere in atto dopo la valutazione della BCE”. Detto ciò, i timori sono “eccessivi”. Da qui a proclamare che JP Morgan è positiva sull’Italia ci vuole però un bel po’ di creatività.

Tra l’altro un’altra banca di grande rilievo come Barclays ha sottolineato che, se le banche del Nord europa presentano prospettive sempre più allettanti, quelle del sud rimangono poco appetibili in termini di investimento.

Le altre dichiarazioni del premier Matteo Renzi, nella conferenza stampa a Palazzo Chigi:

  • “Per anni si è lasciato passare il messaggio, sulle banche popolari, di sostanziale disinteresse, ma il meccanismo non funzionava, e il nostro governo lo ha cambiato, portando le banche a doversi quotare e cambiare la governance.
    Ora hanno la possibilità di dare vita a un processo di fusione e aggregazione e vedrete che saranno interessentai le aggregazioni che si determineranno”. Ancora: “Nel ’98 Ciampi ministro del Tesoro e Draghi direttore generale non ce la fecero” a riformare le popolari, “questo Parlamento sì”.
  • “Uno può dire che stiamo facendo un sacco di errori, ma quello che sta accadendo oggi è un Paese che è ripartito, un Paese molto solido, un’ottima opportunità per gli investimenti: un po’ perché stiamo facendo le riforme, un po’ perché altrove c’è tanta turbolenza”. E “Cisco e Apple che vengono a investire in Italia e non altrove”.
  • “Non credo che l’Italia sia il sorvegliato speciale dell’Europa, io credo che sia il motore dell’Europa. Sulle banche la ridico: le banche italiane sono solide, ce ne sono alcune sotto attacco che devono cambiare”.
  • “Se nel 2012 si fosse fatta per i non performing loans una soluzione, se avessero fatto una bad bank allora, se avessere fatto la riforma del lavoro 10 anni fa, sai quante offese ci risparmiavamo… Ma i se e i ma sono un patrimonio intellettuale di tante persone ma non necessariamente degli italiani. Stiamo studiando una soluzione, Padoan sta facendo un ottimo lavoro, il dato è meno grave di quello segnalato dai mercati ma è normale che i mercati facciano il loro gioco”. Ora, “il primo modo per risolvere il problema” delle sofferenze “è far ripartire l’economia reale” e che il governo sta “studiando come accelerare le procedure per il recupero crediti”.
  • “Nel provvedimento sulle partecipate si passa da ottomila a mille in un anno, il taglio è reso immediato e cogente”. Ci sono”regole certe per impedire la costituzione di nuove aziende e la riduzione dello stipendio per gli amministratori che non producono utili”.
  • “L’Italia è tornata, più efficiente e stabile, più responsabile e ambiziosa”. Ma “nel frattemo l’Europa è ‘missing in action‘”, sottolinea Renzi in un editoriale pubblicato sul Guardian: “Tutti sappiamo che l’ortodossia politica e culturale che ha monopolizzato il ragionamento negli ultimi 10 anni su come l’Europa debba essere governata non sta funzionando. O per lo meno non sta funzionando come prima (…) Per anni l’Europa ha prestato poca attenzione all’Italia per l’atteggiamento di coloro che governavano il Paese, ma ora la musica è cambiata. La nuova generazione che guida l’Italia crede in un’Europa che non sia la somma dei vari interessi nazionali ma uno spazio di libertà, cultura e benessere. E questo è esattamente il motivo per cui dobbiamo cambiare passo immediatamente. Dobbiamo agire senza paura, con piani chiari e concreti, nella consapevolezza che se l’Europa falluisce il mondo sarà un posto più debole”.
  • “Credo che Jean-Claude abbia sbagliato linguaggio nel metodo e sostanza nel merito. Ma non mi preoccupa certo un infortunio verbale del presidente della Commissione: siamo l’Italia, uno dei Paesi fondatori. E il mio partito è il partito più votato in Europa, con oltre undici milioni di voti. Se Juncker è lì, è grazie anche ai voti del Pd e del Pse. Non sono permaloso. Se Juncker sbaglia una conferenza stampa, pace. Se Juncker sbaglia politiche, allora sì che mi preoccupo”.
  • Sulla cancelliera Angela Merkel e su quello che le dirà quando la vedrà, Renzi afferma che le dirà che “la prima a essere interessata ad avere un’Italia forte e una Germania meno egoista si chiama Angela Merkel. La stimo e farò di tutto per darle una mano. Ma le regole devono valere per tutti, nessuno esclusa. Anche per la Germania, insomma”

(in fase di scrittura)