Economia

Prestiti alle aziende giù di 45 miliardi in un anno, salgono quelli alle famiglie

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Prosegue senza sosta il credit crunch per le aziende italiane: i prestiti delle banche alle imprese, nel corso dell’ultimo anno, sono calati di oltre 45 miliardi di euro (-5,84%) nonostante l’aumento di 5 miliardi dei finanziamenti a medio termine.

È la fotografia scattata nel rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, che specifica come a pesare sul calo è la diminuzione di quasi 20 miliardi dei finanziamenti a breve e di 31 miliardi di quelli di lungo periodo. In aumento di 3,5 miliardi, invece, i prestiti alle famiglie, spinti dal credito al consumo (+7,2 miliardi) e dai mutui (+5,4 miliardi), comparti che hanno compensato il calo registrato sul fronte dei prestiti personali (-10,6 miliardi).

In totale – si legge in una nota dell’associazione – lo stock di impieghi al settore privato è diminuito di 41 miliardi, passando da 1.405 miliardi a 1.363 miliardi: oltre 3,5 miliardi al mese in meno ad aziende e cittadini. Negli ultimi 12 mesi, da marzo 2017 a marzo 2018, le rate non pagate (sofferenze) sono calate: nell’ultimo anno si è registrata una diminuzione di oltre 30 miliardi (-19,19%) da 202 miliardi a 163 miliardi.

“Le misure approvate ieri dall’Ecofin sulle banche possono creare problemi al motore del credito. E’ in ogni caso opportuno rivedere i criteri con i quali le banche erogano il denaro alle micro, piccole e medie imprese. Gli attuali parametri, che sono il risultato di un lungo e farraginoso processo di regolamentazione, che ha prodotto restrizioni eccessive per gli istituti bancari, vanno rivisti profondamente. Un primo sforzo, a nostro avviso, dovrebbe arrivare da chi è dentro il sistema finanziario. Si tratta di valutare le richieste di prestiti, specie da parte delle aziende, entrando nel merito dei progetti presentati ed evitando di portare in delibera, domande di credito sulla base dei semplici dati di bilancio. Informazioni, quelle contabili, che certamente non vanno né possono essere ignorate, ma vanno valutate in un mix più ampio” ha commentato il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.