Economia

Post Black Monday: i mercati emergenti più convenienti

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NEW YORK (WSI) – Il Black Monday e il collasso delle Borse che ne è risultato hanno fatto perdere molti soldi agli operatori che si sono fatti trovare impreparati. Ma hanno anche spinto le valutazioni di mercato a dei livelli che rendono ora molto conveniente un potenziale investimento.

Il ritracciamento dell’11% dell’indice MSCI dei mercati in via di Sviluppo – se misurato in valori denominati in valute nazionali – ha spinto questo mese il rapporto tra prezzo di Borsa e stima sugli utili tra un anno di tempo al 9,4, appena sotto la media a cinque anni di 10.

Il gap di valutazione tra l’indice MSCI mondiale – che incorpora i 23 mercati industrializzati principali al mondo – e quello degli emergenti è ora il maggiore dai livelli pre crisi finanziaria.

L’indice MSCI World scambia su livelli che danno un tasso P/E del 13,9. Insomma i mercati emergenti sono decisamente più convenienti a questi prezzi. I cali delle ultime sedute, innescati dalla svalutazione massiccia dello yuan da parte della Cina e il conseguente timore di un rallentamento dell’economia globale, creano grandi opportunità di guadagno.

“Una volta assestatasi la volatilità nei mercati mondiali, siamo convinti che i prezzi delle piazze finanziarie dei paesi emergenti possono salire, portando a una performance migliore degli altri mercati nei mesi a venire”, stima John Higgins, chief markets economist presso Capital Economics.

Ma qual è il mercato più conveniente di tutti secondo la società di ricerche? Al momento la risposta è la Russia, per lo meno su base assoluta. Il rapporto P/E dell’indice MSCI russo è del 4,9. La media a cinque anni della Borsa di Mosca è di 5,2.

Capital Economics ha effettuato i calcoli esaminando 20 indici azionari di altrettanti paesi emergenti. Al secondo posto troviamo l’indice egiziano, con un livello tra prezzo di Borsa e stima sui profitti dei prossimi 12 mesi del 7,3. Tuttavia la media a lungo raggio in questo caso è di molto inferiore, pari al 4,3.

Non molto distante troviamo la grande protagonista nel bene e nel male dei ribassi visti di recente: la Cina. L’indice MSCI della seconda economia al mondo ha un rapporto P/E del 7,8, il 13% sotto la media storica di 9 punti.

L’indice MSCI cinese ha un tasso P/E inferiore a quello dell’indice composito di Shanghai, la Borsa più popolare in Cina. Il motivo è che l’MSCI cinese è composto in gran parte da società cinesi quotate a Hong Kong (azioni H), che scambiano a un valore più basso rispetto alle azioni A, che appartengono alle società quotate in Cina.

I mercti che non sono ai primi posti in valori assoluti ma che scambiano al livello più inferiore di tutti gli altri rispetto alla media storica sono il Perù, la Colombia e Taiwan. I tre indici MSCI rispettivi scambiano a un P/E di 9,4, 11,2 e 9,9, il 32, 25 e 22% sotto la media a cinque anni.

(DaC)