Società

Politica italiana: oltre la decenza!

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Qualcuno, nel recente periodo, in occasione di un pubblico discorso fatto presso la Direzione nazionale del Partito democratico, nel rivolgersi ad un’area politica interna definita “minoranza DEM”,  ebbe ad apostrofarli “facce da c….lo”.

L’espressione, considerato il contesto ed a prescindere dalle convinzioni politiche di ognuno, suscitò non poche reazioni, tutti a dire che non si devono apostrofare in tal modo gli avversari politici, anche all’interno dello stesso partito e definendo l’allusione come una espressione infelice.

Alla fine, sappiamo com’è andata, significando che l’intero gruppo che, per facilità di sintesi chiameremo “culoni”[1], decise di allontanarsi – spero definitivamente ed in modo irreversibile – dal Partito democratico ed hanno fondato “l’Articolo 1”, richiamandosi allo spirito ed ai valori della nostra Carta costituzionale[2], come il lavoro e la sovranità del popolo”.

A parte la solennità dei richiami ai valori costituzionali, hanno costituito un gruppo da “Bar Sport”, dove non parlano di politica o delle tante occasioni perse che hanno avuto negli ultimi trent’anni seduti in Parlamento, di problemi da risolvere o di come affrontare il futuro anche prossimo, a loro, oltre che pensare a come conservare la poltrona – soprattutto adesso che si discute di portare al 5% la soglia di sbarramento con la nuova legge elettorale – interessa soltanto demolire con ogni mezzo qualunque iniziativa assunta dal neo Segretario del Partito democratico e dal quale, liberamente hanno deciso di uscire.

Accortosi da subito di fare fatica addirittura a comporre una squadra per una partita s “scopone o un quintiglio[3], pur senza rimproverarsi nulla circa l’azione di demolizione portata avanti negli ultimi anni all’interno del Partito, di cui la posizione di completo dissenso espressa al Referendum del 4 dicembre 2016 ne costituisce l’apice, oggi si dilettano a dare consigli o fare delle previsioni, compresa quella di tornare alla casa madre o costruire alleanze con lo stesso PD, a condizione che RENZI si tolga dai piedi e scompaia dalla circolazione.

Orbene, questi tromboni della politica, statisti in “servizio permanente effettivo” del terzo millennio, , permanentemente in pectore, quelli che si richiamano alla “sovranità del popolo” del loro agire politico, in modo democratico auspicano addirittura la scomparsa del loro principale avversario: Matteo RENZI.

Vorrei sommessamente ricordare a questo gruppo di amici – una volta sarei stato costretto a chiamarli compagni quale linguaggio della preistoria – che recentemente due milioni di persone e il 70% degli iscritti al PD hanno scelto proprio Matteo RENZI alla guida del partito.

Vorrei anche ricordare a questi amici al bar, tra una birra e l’altra che il 41% degli italiani aventi diritto al voto (oltre 13 milioni di persone), fanno parte del popolo del SI, quelli che hanno votato a favore del processo riformatore momentaneamente interrotto il 4 dicembre 2016. E’ un processo riformatore di cui voi “culoni”, incapaci ancora adesso di comprenderne l’importanza, avete brindato all’esito della tornata referendaria dove l’accozzaglia[4] ha prevalso con il 59%.

A questi signori vorrei dire che con i vostri consigli, le vostre elucubrazioni che di politica hanno poco o niente, avete superato la buona creanza o come si suol dire la “decenza”.

Vorrei anche dire che con la vostra scelta di allontanarvi dal PD avete scelto l’irrilevanza politica, avete scelto l’oblio che, da un certo punto di vista, come per il passato, non vi costringe a fare delle scelte, ad assumervi delle responsabilità verso gli italiani, quel popolo sovrano a cui vi ispirate,  consentendovi di vegetare come avete sempre fatto.

Buon riposo e Amen!

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[1] Politicamente s’intende

[2] Articolo 1

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

[3] “Tressette a chiamata”

[4] ACCOZZAGLIA – “Garzanti linguistica: insieme disordinato di persone o cose, per lo più disparati tra loro”. Questo gruppo, disomogeneo, affatto coeso e che non sono d’accordo su niente anche se, nel periodo immediatamente precedente la data del referendum del 4 dicembre u.s., in più occasioni, hanno avuto la sfacciataggine di dire che nell’arco di 15 giorni si sarebbero messi attorno ad un tavolo per iniziare ad elaborare un testo “decente” di riforma costituzionale. Questi soloni del NO, incapaci di costruire niente, men che mai qualcosa nell’interesse del sistema Paese – già peraltro ampiamente sperimentato negli ultimi trenta anni – hanno avuto la capacità e la sfrontatezza di ostacolare l’unico processo di semplificazione del quadro istituzionale, di riduzione delle spese della politica, di sburocratizzazione dei processi decisionali della P.A., di eliminazione di carrozzoni inutili per l’efficienza di uno Stato, presentato al giudizio degli italiani. La partita non è finita. Il processo riformatore nella mente degli italiani, nel Popolo del SI – anche in presenza di una momentanea interruzione – è partito ed è un processo irreversibile. Il Popolo del SI, osserva e aspetta, in Stand by. Il Popolo del SI, quello del 41%, guarda al futuro, il Popolo del SI non si è arreso, anzi ..