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“Poi vennero a prendere gli evasori fiscali, e fui contento”

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ROMA (WSI) – Intervistato ieri sera da Giovanni Floris a Ballarò, il candidato premier di Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia, ha spiegato il suo programma per recuperare risorse fiscali. E non ha smentito la propria visione del mondo ed il proprio personaggio.

Intanto, si parte con il taglio dell’Imu prima casa, che è ormai un must per ogni candidato, e quindi non fa più notizia. Per la copertura di questa ed altre voci di minor gettito, Ingroia propone una patrimoniale su patrimoni di consistenza almeno pari a 1,5 milioni di euro. E fin qui, grandi progressi, visto che la patrimoniale Ingroia non l’applica più ai redditi.

Ma ciò, ovviamente, non basta: serve aggredire l’evasione fiscale. Per ottenere ciò, Ingroia propone l’istituzione di un “Alto commissariato per la lotta ai patrimoni illeciti”, per identificare i patrimoni di “corrotti ed evasori fiscali”.

Ma è difficile trovare questi patrimoni, gli obietta un vieppiù perplesso Floris. Ma no, replica Ingroia, non è difficile: basta incrociare le mitologiche banche dati, ma soprattutto (attenzione, qui), non parliamo di recupero di patrimoni di corrotti e mafiosi che sono stati già condannati. No, quello sarebbe troppo facile, in effetti, oltre che terribilmente laborioso e ‘time consuming’, con tutti questi orpelli garantistici. Facciamo, faremo ben altro:

«Quando si inseguono patrimoni, si possono abbassare le garanzie, perché non è in gioco la libertà personale dell’imputato, come nel processo penale. Nel processo di caccia ai patrimoni si può avviare un processo di tipo presuntivo. Ci sono degli indizi di evasione fiscale e corruzione, sulla base dell’incrocio dei dati, che fanno presumere che quella persona possa, non che sia accertato penalmente, essere un evasore fiscale»

Restate qui, il meglio deve ancora arrivare:

«Secondo caso: c’è una sproporzione tra i beni di cui questa persona risulta essere titolare, direttamente o per interposta persona, e il reddito dichiarato? Bene: in questo caso, come si fa per i mafiosi, si sequestrano questi beni, si avvia un procedimento, la persona avrà diritto a provare la provenienza lecita del bene o che non ha evaso le tasse, e se non riesce, tutto questo verrà sequestrato nell’arco di sei mesi. Vedrà le casse dello Stato come rientrano rapidamente»

Replica del basito Floris, con inequivocabile mimica facciale. “Intanto sequestro, poi vienitelo a riprendere”. Ma no, concilia serafico Ingroia, “si fa un procedimento e nell’arco di due mesi si risolve, se tu porti le prove”.

Ora, non sappiamo a voi, ma a noi questo modo di ragionare mette i brividi. Attenuazione delle garanzie, sospetto, sequestro preventivo, massimo ribaltamento dell’onere della prova sul cittadino. Quanti tra voi pensano, al solito, per dirla beferianamente, che “chi è in regola non ha nulla da temere”, ci ripensino. Perché, quando avremo finito di spendere i soldi così ricavati, cercheremo e troveremo nuove e sempre più duttili e flessibili definizioni di “evasione fiscale”, tali da legittimare sequestri preventivi da rendere rapidamente definitivi. Ma voi non avete nulla da temere, giusto?

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
(Bertolt Brecht – Martin Niemöller)

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