Economia

Pir, raccolta risorse: sopra i 60 miliardi entro il 2021

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L’industria dei PIR potrebbe raccogliere risorse per 60,1 miliardi di euro entro il 2021, di cui 11,5 miliardi a vantaggio specifico delle mid-small cap quotate. A dirlo è il rapporto “I Piani Individuali di Risparmio (PIR): gli effetti su domanda e offerta di capitale nel mercato borsistico italiano” presentato da Intermonte e realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano. Secondo i dati di Assogestioni già solo nel primo anno l’introduzione dei PIR ha consentito di mobilitare circa 10,9 miliardi di euro.

Riguardo prezzi e rendimenti, il rapporto rileva nel 2017 un rendimento “anomalo” medio significativo, per effetto dei PIR, compreso fra il 12% e il 18% per i titoli non compresi nel FTSE MIB. Le small cap italiane hanno avuto risultati di performance simili alle loro “gemelle” di  Francia e in Germania, mentre sono andate comparativamente meglio le mid cap e in particolare il segmento STAR. L’AIM ha garantito rendimenti in media positivi ma meno accentuati.

Trattando l’effetto PIR sui volumi e scambi il rapporto parla di una certa “cannibalizzazione sui titoli del FTSE MIB a vantaggio degli altri titoli, soprattutto dell’AIM Italia. Si stima un calo medio dell’8% per i volumi di scambio dei titoli FTSE MIB e un aumento del 71% per gli altri titoli. La liquidità di tutti i titoli, compresi quelli del FTSE MIB, risulta migliorata ma “l’effetto è stato di tipo indiretto e legato soprattutto all’aumento generalizzato della capitalizzazione del mercato”.

Secondo il rapporto di Intermonte, è presto per riscontrare un rapporto di causa-effetto tra introduzione dei PIR e offerta di nuove IPO, anche se “ci sono segnali per essere fiduciosi nel medio termine”. Nessun impatto PIR, infine, sulle forme innovative di finanziamento per le imprese rivolte in particolare alle PMI, come private equity, venture capital, mini-bond, crowdfunding e P2P lending. “Occorre ingegnerizzare nuovi prodotti e portafogli ad hoc”, conclude il documento.