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PIIGS, i paesi dell’Europa del Sud con alto debito ed economie in difficoltà

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NEW YORK (WSI) – PIIGS è, dunque, un termine tecnico, ma la connotazione poco edificante è evidente: in inglese, infatti, “pigs” significa “maiali”.
Tanto è bastato affinché la stampa spagnola e portoghese – ma anche autorità come il Ministro delle finanze portoghese Manuel Pinho – si scatenassero chiedendo che il termine fosse tempestivamente bandito dai media.
Alla richiesta ha risposto affermativamente il Financial Times, quotidiano che proprio a seguito di tali proteste ha deciso di non utilizzare più l’acronimo.
La situazione, però, è diventata ironica e paradossale quando, nel tentativo di introdurre un nuovo acronimo “politically correct”, la scelta è caduta su GIPSI: nessuno, infatti, pare essersi accorto del fatto che il nuovo termine in inglese si pronunci allo stesso modo di “gipsy”, ossia “zingaro”.

Al di là della questione squisitamente linguistica, i PIIGS sono accomunati dall’incapacità di pagare l’ingente debito pubblico accumulato a causa della scarsa competitività dell’economia nazionale. A ciò si aggiunge, inoltre, un ampio deficit commerciale; con la Grecia, il Portogallo e la Spagna che fanno registrare lo squilibrio più preoccupante.

All’interno delle economie dei PIIGS (o GIPSI, fate voi) i tassi di crescita sono minimi: a tal proposito, recentemente l’Ocse ha richiamato nuovamente l’Italia e gli altri Paesi in difficoltà ad attuare importanti riforme strutturali volte a fornire solide basi per la ripresa in termini di competitività e occupazione.

Da qualche tempo, inoltre, la sgradita locuzione è, talvolta, mutata in PIIGSUK a causa della cattiva salute finanziaria della Gran Bretagna (UK, infatti, sta proprio per United Kingdom, Regno Unito).
Ma c’è chi va già oltre i PIIGS, tirando in ballo i FISH: Francia, Italia, Spagna e Olanda (Holland); secondo diversi economisti, i prossimi quattro Paesi che potrebbero diventare un problema non più sostenibile per la coesione e la stabilità della moneta unica.

Che si tratti di “maiali” o di “pesci”, poco cambia per il nostro Paese: l’Italia, infatti, continua a rappresentare un serio problema e a rientrare nella lista nera dei Paesi meno virtuosi stilata da tutti i principali enti di ricerca e osservatori internazionali.

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