Economia

Petrolio: sanzioni Iran faranno schizzare prezzi fino a $95

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Petrolio potrebbe presto rivedere quota $90, livelli che non si vedono dal 2014 quando il Wti era scambiato intoro ai $ 95 al barile. Già il prossimo inverno – afferma l’esperto di energia John Kilduff –  il West Texas Intermediate (WTI) potrebbe salire fino al 30% rispetto ai valori attuali.

“L’offerta globale si sta restringendo a causa delle sanzioni all’Iran. E questo farà la differenza nei prossimi mesi”, ha detto il partner fondatore di Again Capital in un’intervista alla CNBC. .

Le dichiarazioni arrivano ​​mentre il WTI ha superato i 70 dollari al barile e si muove intorno ai massimi di un mese. Secondo Kilduff, ci sono possibilità reali che il Wti rompa quota $ 75 entro poche settimane.

I livelli attuali sono a buon mercato rispetto a quello che vedremo nei prossimi mesi. Le esportazioni petrolifere iraniane stanno crollando, e la situazione è destinata a paggiorare in vista di nuove sanzioni statunitensi all’inizio di novembre.

“Nella misura in cui perderemo  petrolio iraniano sul mercato, vedremo le quotazioni del greggio WTI e Brent attestarsi tra $ 85 e $ 95”, ha concluso Kilduff.

Questa mattina intanto il prezzo del greggio Wti del Texas sui mercati internazionali si muove in rialzo fino a toccare 70,24 dollari (+0,63%). Stabile il Brent a 78 dollari (-0,12%).

Le aziende petrolifere giapponesi si preparano intanto alla sospensione delle importazioni di greggio dall’Iran per ottemperare alle richieste degli Stati Uniti. Lo ha anticipato ieri l’agenzia Kyodo, che cita fonti governative, indicando che la decisione potrebbe significare prezzi più alti per icconsumatori dal momento che il petrolio iraniano è di norma più economico rispetto a quello degli altri paesi.

Lo scorso maggio il presidente Usa Donald Trump aveva annunciato il ritiro dall’accordo sul nucleare con l’Iran aggiungendo nuove sanzioni per Teheran. Successivamente Washington ha chiesto ai paesi alleati il totale blocco delle importazioni del greggio iraniano entro il 4 novembre. Tokyo ha richiesto l’esenzione, ma senza successo.