Economia

Petrolio, nuova era: uomo chiave saudita esce di scena

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Dopo oltre vent’anni saldamente al comando del ministero del Petrolio dell’Arabia Saudita, il principale esportatore della commodity nel mondo, Ali al-Naimi ha lasciato il suo incarico. L’ex ministro, 81 anni, è rimasto protagonista anche nelle ultime fasi decisive per il mercato dell’oro nero, caratterizzato dall’ingresso di nuovi competitor estranei al cartello Opec e alla conseguente nuova strategia dei sauditi: la lotta per il mantenimento delle quote di mercato, al costo dell’abbattimento dei prezzi. Questa strategia, è ampiamente condiviso, proviene proprio da Al-Naimi, considerato la vera guida delle mosse dell’Opec.
Il prestigio dell’Alan Greenspan del petrolio è stato colpito dal buco nell’acqua che si è rivelato il meeting di Doha di poche settimane fa, nel quale ci si attendeva il raggiungimento di una strategia condivisa fra i produttori di greggio sul congelamento della produzione. La fine dell’incarico di al-Naimi è stata attribuita ufficialmente all’età oramai avanzata, il suo successore, Khaled al-Falih (presidente della Saudi Aramco) ha infatti dichiarato che il suo insediamento al ministero non comporterà alcun cambio di strategia. Al-Falih è, peraltro, un uomo di fiducia del principe Mohammed bin Salman, colui che promette di rivoluzionare l’Arabia Saudita, per renderla, soprattutto, meno dipendente dal greggio. Da presidente del colosso statale del petrolio saudita, Saudi Aramco, al-Falih sarà coinvolto anche in uno dei progetti frutto del nuovo corso annunciato da bin Salman: la quotazione del 5% della società. Da tecnocrate ben noto alla comunità finanziaria da al-Falih non ci si attendono enormi sorprese. Riguardo ai prezzi bassi del petrolio, innescati anche grazie alle strategie del suo predecessore, al-Falih aveva dichiarato: “se continuano a essere bassi riusciremo a resistere per molto, molto tempo. Ovviamente non lo speriamo, ma siamo pronti”.