Economia

Petrolio: accordi di Doha rischiano di essere un flop

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“Qualsiasi accordo non inciderà materialmente sulla bilancia globale di domanda e offerta”, così scrive oggi la International energy agency (Iea) a pochi giorni dall’incontro fra i principali produttori di petrolio Opec, la Russia e altri Paesi esterni al cartello.

Domenica a Doha (Qatar) sarà all’ordine del giorno il congelamento della produzione del greggio, finalizzato al sostegno dei prezzi; una mossa che esclude dagli scenari più probabili quello di una riduzione concordata dei livelli produttivi.

Del resto, fa sapere la Iea, il mercato sia sta già gradualmente ribilanciando: il surplus dell’offerta di oro nero diminuirà a 200mila barili al giorno nell’arco degli ultimi sei mesi del 2016, mentre nella prima metà dell’anno la media sarà di 1,5 milioni di barili in eccesso.
La produzione non Opec, secondo quanto stima la Iea, è destinata a scendere quest’anno di 710mila barili al giorno per un totale di 57 milioni di barili. Il calo a marzo è già stato, nel complesso, di 300mila barili al giorno a marzo a 96,1 barili al giorno.

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E’ in particolare la produzione statunitense di shale oil a invertire la rotta: secondo la Energy Information Administration la produzione made in Usa scenderà di 100mila barili al giorno sia nel 2016 sia l’anno prossimo; il dato relativo alla produzione di shale oil in maggio parla di una produzione in calo di 115mila barili al giorno, per un totale di 4,84 milioni.
Sull’altro fronte Russia e Arabia Saudita “stanno pompando a livelli vicini al record”, scrive la Iea: Riad ogni giorno estrae 10,19 milioni di barili; la Russia, invece, ha raggiunto il record trentennale a marzo con una produzione di 10,91 milioni di barili al giorno. A questi livelli un congelamento non sarebbe granché influente. Inoltre l’Iran, che a Doha non invierà nemmeno il suo ministro competente, ma un semplice rappresentante, ha dichiarato di voler riportare sul mercato circa un milione di barili al giorno; secondo la Iea le barriere finanziarie che si frappongono a questo rientro dovuto alla rimozione delle sanzioni renderanno graduale la ripresa delle esportazioni. Resta comunque il fatto che difficilmente gli altri produttori decideranno di assorbire, attraverso tagli dell’output, il ritorno del greggio iraniano.