Economia

Perché l’economia europea non può riposare sonni tranquilli

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L’Europa è tornata a crescere ma non dovrebbe riposare sugli allori: a sollecitarlo è Daniel Lacalle, capo economista di Tressi sulla pagina del World Economic Forum. Sono tre le maggiori ragioni per le quali l’Europa, che pur presenta indici economici in miglioramento (fiducia, attività industriale), dovrebbe darsi ancora da fare. Vediamo quali sono.

L’invecchiamento della popolazione
Con alcuni dei maggiori Paesi dell’Eurozona vicini a un’età media di 44-47 anni, e con la prospettiva di un calo della popolazione, il Continente si avvia ad essere sempre più vecchio. E’ un problema, se si pensa che ciò farà salire il costo della sanità e scendere le entrate fiscali per finanziarla. Per compensare questa tendenza, scrive l’autore, bisogna attrarre investimenti ad alto valore aggiunto e incentivare i settori ad alta produttività. Ma “l’Unione Europea sta facendo il contrario” tramite sussidi e aumentando le tasse su piccole e medie imprese.

L’euro forte

Nonostante la politica monetaria ultraespansiva messa in campo dalla Bce, con un bilancio che vale come il 35% del Pil dell’Eurozona, l’euro si è comunque rafforzato. Un euro forte, scrive Tressi, aiuta a conservare il potere d’acquisto, ma rema contro le finanze dei Paesi ad elevato debito. Inoltre una moneta forte mette sotto pressione i settori economici a basso valore aggiunto e bassa produttività

“Le cattive abitudini”

In Europa le misure monetarie espansive non hanno rafforzato le imprese se si considera che le società zombie (i cui interessi superano l’Ebit) hanno “raggiunto il 9% delle grosse società non quotate” e che i Npl hanno raggiunto il massimo degli ultimi tre anni nell’Eurozona, a quota mille miliardi (il 5,1% dei prestiti totali). Secondo l’economista se gli stati e le aziende non sono riuscite, in queste condizioni di credito facile, a rendersi stabili dal punto di vista finanziario “non saranno in grado di assorbire un mero 1% di rialzo dei tassi” e fenomeni di rischio sul fronte delle insolvenze saranno più numerosi rispetto a quelli degli anni passati.