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PD vuole l’Ulivo con un “giovane Prodi”. Renzi getta la spugna?

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Che indossi le vesti di premier o quelle di segretario del PD, una cosa è certa: Matteo Renzi è tra i politici più bersagliati degli ultimi anni. E il dettaglio, non trascurabile, è che a non sopportarlo sono soprattutto i membri del suo partito, che non hanno risparmiato attacchi contro l’ex presidente del Consiglio fin dall’inizio. In prima fila loro, l’ex segretario del Pd Pierluigi Bersani e il veterano della sinistra Massimo D’Alema. Ora, chi pensa che l’ultimo atto di una guerra apparentemente interminabile sia stato il KO di Renzi al referendum costituzionale si sbaglia di grosso.

Perchè, dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum le elezioni politiche anticipate sono tornate con forza nell’agenda dei possibili eventi italiani del 2017. E nel Pd c’è più di una persona che scalpita, paventando o il rischio di scissione, o la rinascita dell’Ulivo, puntando diritto verso la poltrona di segretario del Partito Democratico e magari di futuro premier dell’Italia. Al punto che ora, secondo lo stesso sindaco Pd di Firenze Dario Nardella, non è affatto escluso che Renzi decida di gettare la spugna.

Così Nardella, intervistato dal Corriere fiorentino:

Sono molto preoccupato, vedo uno scontro solo sulle persone e non sulle idee. E alleanze ‘contro’: D’Alema, Emiliano, Rossi, tutti contro Renzi. L’unico elemento delle proposte contro il Pd è essere contro Renzi? Ultimamente parlo molto con il segretario e non mi stupirei se si tirasse fuori dalla corsa a premier, restando alla guida del partito, per vedere davvero cosa c’è dietro questi appelli congressuali: temo niente”.

Nardella fa notare che:

a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina“. E sottolinea che “forse il problema è solo come costruire le liste per le prossime elezioni. Forse sarebbe più ragionevole lavorare a delle primarie”. Sicuramente, alle prossime elezioni il Pd deve mostrarsi “come partito unito, unico vero custode della tradizione costituzionale italiana”, ma anche “inclusivo” , pronto ad aprire le porte alle forze della società civile ma a “chiuderle alla nomenclatura dei capi bastone“. Alla domanda se il riferimento sia a Vincenzo De Luca: “Su De Luca abbiamo fatto un errore, anche sulle capacità reali di consenso, lo dico da oriundo”.

Riguardo alle posizioni assunte dal presidente della Toscana Enrico Rossi, che si è candidato alla segreteria del Pd Nardella, afferma di “non aver nulla contro di lui”, ma aggiunge di essere “preoccupato che questa sfida all’ultimo sangue possa distrarlo dal ruolo per il quale tutti lo abbiamo sostenuto 24 mesi fa”.

SOS Pd: ora si rimpiange l’Ulivo, cercasi “giovane Prodi”

La litania anti-Renzi continua anche oggi.

Il governatore della Puglia Michele Emiliano, intervistato dal Corriere della Sera, sottolinea che “Renzi potrà essere il segretario ma non è più il leader del Pd”; che “senza il congresso il Pd è morto” e che se Renzi “non va a congresso e non si rilegittima con le primarie potrà al massimo controllarne la struttura fisica”.

Sull’idea di Bersani sulla rinascita dell’Ulivo, così  Emiliano:

Tutti pensiamo al nuovo Ulivo, a rifare il Pd per evitare che Renzi uccida questo progetto. Lui se ne è appropriato e lo vuole piegare alle esigenze dei suoi amici”. Sulla necessità di trovare un “giovane Prodi”, spiega: “Noi dobbiamo trovare una figura come questa. Poi se la troviamo e non sono io, io sarò felice lo stesso. Il centrosinistra esiste, ci vuole solo un segretario che lo riconosca, federi queste componenti e le conduca a lavorare assieme senza litigare. Renzi è il contrario, se lo chiudi in una stanza litiga con se stesso”. Sui rapporti con D’Alema precisa: “Non faccio parte di correnti, non sono il candidato di D’Alema. Ma lui a differenza di Renzi ha mostrato generosità e intelligenza politica e non lavora per la carriera, lavora per restituire all’Italia e alla sinistra una prospettiva. Non sono mai stato così preoccupato per la Repubblica italiana, nemmeno nei momenti tragici del terrorismo“.

Nelle ultime ore chiarimenti sulla sua posizione sono arrivati anche da Bersani:

“Quando dico Ulivo dico qualcosa che ha una solida cultura costituzionale e punta a mettere insieme la pluralità del centrosinistra. Non possiamo rassegnarci all’idea di un soggetto chiuso nel proprio campo (..) Serve una pluralità che vada dalla sinistra radicale al civismo. Poi le forme in cui questa idea si potrà realizzare la troveremo. L’Ulivo che ho in mente non è un revival del passato, è un Ulivo 4.0”.