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PD, Minniti si ritira da corsa segreteria. Renzi farà il suo partito

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Ancora caos all’interno del Partito Democratico. Dopo aver annunciato la sua candidatura alla segreteria del Partito, l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti cambia idea e si ritira.

Resto convinto in modo irrinunciabile che il congresso ci debba consegnare una leadership forte e legittimata dalle primarie. Ho però constatato che tutto questo con così tanti candidati potrebbe non accadere. Il mio è un gesto d’ amore verso il partito».

Così Minniti parlando a Repubblica a cui spiega il motivo della sua decisione.

Si è semplicemente appalesato il rischio che nessuno dei candidati raggiunga il 51 per cento. E allora arrivare così al congresso dopo uno anno dalla sconfitta del 4 marzo, dopo alcune probabili elezioni regionali e poco prima delle europee, sarebbe un disastro.

Ma a svelare cosa in verità ci possa essere dietro questo repentino cambio di idee di Minniti è Maurizio Belpietro. E riguarda Matteo Renzi.

Marco Minniti, ex ministro dell’ Interno e tra i più autorevoli candidati alla successione di Maurizio Martina, ha fatto circolare su mezza stampa italiana la notizia che intende ritirarsi dalla corsa per l’elezione del segretario. Pur senza aver rilasciato una sola dichiarazione, l’ex capo del Viminale ha consentito che si scrivesse della sua irritazione per il comportamento di Matteo Renzi, il quale dopo averlo spinto al gran passo della candidatura si prepara a uscire dal Pd per fondare un suo movimento in concorrenza con la casa madre.

Lo strappo tra Renzi e Minniti sarebbe avvenuto quando quest’ultimo avrebbe chiesto a Lotti un documento anti scissione con scritto: “Il Pd è e sarà sempre casa nostra”. L’ex premier che sta lavorando ad un suo partito sulla falsariga di En march di Emmanuel Macron, ha fatto sapere che una carta del genere non poteva firmarla e su facebook scrive:

Da mesi non mi preoccupo della Ditta Pd: mi preoccupo del Paese. Che è più importante anche del Pd.  Tutti i giorni ho fatto sentire la mia voce contro il Ministro Sciacallo, Salvini. E contro il Ministro Prestanome, Di Maio. Non mi nascondo, io. Se devo fare una battaglia la faccio a viso aperto, io. Ma proprio per questo ho detto ai miei amici: non farò mai il capo di una corrente. Faccio una battaglia sulle idee, non per due poltrone interne. Per me le correnti sono la rovina del Pd. Le correnti potevano andar bene nei partiti del Novecento: nella Dc o nel Pci. Oggi le correnti non elaborano idee ma proteggono gruppi dirigenti. E tutta la mia esperienza, fin dai tempi delle primarie da Sindaco, dimostra che io sono abituato a rischiare in prima persona, non a chiedere il permesso a qualcuno. Per cui: chiedetemi tutto ma non di fare il piccolo burattinaio al congresso del Pd”