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Borse aiutate da lavoro Usa, ma temono “escalation dopo escalation” dazi

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I primi colpi della guerra commerciale sono stati sparati e le Borse ora temono di assistere a un’escalation dopo l’altra nel conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina. Venerdì scorso sono entrati in vigore i dazi di Donald Trump su prodotti Made in China per un valore complessivo di 34 miliardi di dollari. La risposta di Pechino non si è fatta attendere, con le contromisure cinesi – di medesima portata – che sono scattate subito dopo. Di fronte ai rischi di una guerra commerciale a tutto campo e alla normalizzazione delle politiche monetaria dopo anni di droghe da parte delle banche centrali, un esame di posizionamento dei portafogli e di prese di rischio è reputata essenziale dai broker.

Le Borse tirano un sospiro di sollievo dopo il report Usa occupazionale e salgono di livello nella speranza che il settore automobilistico (in particolare quello tedesco) venga risparmiato dalla guerra dei dazi. A spingere in rialzo il comparto la settimana scorsa è stato l’avvicinamento tra Ue e Stati Uniti sui dazi e la possibilità di vedere instaurato un regime a dazi zero o comunque un abbassamento generalizzato delle tariffe commerciali. Mark Carney della Bank of England ha detto, rivolgendosi a Trump, che un’escalation della guerra dei dazi finirà per indebolire maggiormente gli Stati Uniti, che sono quelli che hanno più da perdere. Da parte sua la Banca del Giappone ha invece avvisato che i dazi Usa sui metalli importati potrebbero danneggiare la produzione nell’area occidentale del paese del Sol Levante.