Economia

Parla Angeloni (Bce). Nodo capitali, panico su queste tre banche italiane

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Sembra non avere mai fine il peggio per il titolo bancari, su cui si mette in evidenza il calo monstre di MPS. All’indomani della sua eliminazione dall’indice benchmark dell’azionario europeo, lo Stoxx Europe 600, e nel giorno in cui arriva al timone il nuovo amministratore delegato Marco Morelli, Mps viene travolta da un’ondata di smobilizzi.

Non ci sono solo le paure legate all’operazione di maxi-cartolarizzazione delle sofferenze, su base lorda, per un valore di 28 miliardi di euro; e neanche quelle relative a un’operazione di aumento di capitale che potrebbe essere di ben 5 miliardi di euro, in un contesto in cui l’interesse per il titolo sembra essere latitante.

Il titolo Mps viene sospeso anche per eccesso di ribasso e crolla fino a 0,183 euro, poco sotto il minimo segnato in continua. Già scambiati oltre 14 milioni di pezzi contro la media mensile di 43,4 milioni, stando a quanto riporta Reuters Italia. Che si interroga in un articolo su quali siano le motivazioni dietro l’ennesimo bagno di sangue.

Luca Comi di Icbpi, intervistato da Reuters, non ritiene che alla base del sell off ci siano le indiscrezioni su un possibile slittamento del piano industriale. A suo avviso, si tratta di qualcosa che non ha certo l’elemento della sorpresa.

“Le indiscrezioni stampa non rappresentano una sorpresa, alla luce dei recenti avvicendamenti ai vertici manageriali del gruppo e delle complessità dello scenario”.

Piuttosto, Comi cita un report di Fitch di ieri, in cui l’agenzia di rating affronta il tema dei rischi di esecuzione del piano di Mps, relativo proprio alla dismissione degli npl (ovvero non-performing loans, crediti deteriorati, di cui fanno parte le sofferenze), “che resta fonte di preoccupazione a livello di intero sistema bancario domestico”.

Altro fattore che alimenta nuovi timori è l’intervista rilasciata al Corriere da Ignazio Angeloni, membro del consiglio di vigilanza della BCE, da cui emerge che i risultati degli SREP (Supervisory Review and Evaluation Process), che verranno pubblicati probabilmente a gennaio, saranno complessivamente in linea con quelli dell’anno scorso, ma allo stesso tempo presenteranno variazioni anche “abbastanza consistenti, legati alla rischiosità di singole banche”.

E sui mercati circolano voci secondo cui le banche in questione sarebbero Mps, Banca Carige e Banco Popolare.

Da segnalare che lo scopo principale dello SREP è quello di assicurare che le banche dispongano di strategie, processi, meccanismi, ma anche capitali e liquidità per una gestione dei rischi a cui sono o potrebbero essere esposte, inclusi quelli rivelati nel corso degli stress test. Valutati nel corso di questo esame anche i rischi che le istituzioni potrebbero rappresentare per il sistema finanziario intero.

Così Angeloni risponde a questa domanda, parlando delle regole che si applicano alle banche che hanno bisogno di varare aumenti di capitale.

“Se qualche incertezza sui requisiti di capitale negli ultimi sei o dodici mesi c’è stata, essa è dovuta a incertezze di tipo regolamentare su quello che la legge europea indica e richiede sui requisiti di capitale. Lo scorso anno, la Bce ha eseguito un’analisi per determinare il requisito di capitale per ogni banca che si chiama Srep. Per la prima volta abbiamo usato un nuovo metodo, che ha portato a un lieve aumento dei requisiti di capitale per il 2016. Circa 0,30 o 0,40%. Questo Srep guarda alla rischiosità di tutta la banca, non solo alla qualità degli attivi di bilancio come si era fatto l’anno prima. A quel punto, dato che abbiamo valutato tutti i rischi, si può ritenere che se i rischi non cambiano si è arrivati a un plateau, a una «velocità di crociera» dei requisiti di capitale in relazione a quei rischi. Sia Draghi che Nouy hanno detto che siamo arrivati a un livello appropriato. Naturalmente la situazione di ogni singola banca andrà valutata individualmente, e potranno esservi dei cambiamenti nei requisiti di ciascuna, ma il livello complessivo il requisito di capitale non dovrebbe variare in maniera significativa. Alla domanda: Quando è che una banca è ritenuta così vicina ai livelli minimi dei suoi requisiti patrimoniali da non poter distribuire bonus, dividendi o cedole agli azionisti subordinati? Gentiloni risponde: “Lo prevede un articolo del regolamento europeo sui requisiti di capitale. Abbiamo chiesto chiarimenti alla Commissione e all’Eba su come si applica tale livello soglia. Anche seguendo i loro suggerimenti, a partire da quest’anno distingueremo fra requisiti in senso stretto e linee-guida, o indicazioni. Solo il mancato soddisfacimento dei primi comporterà automaticamente il divieto alle distribuzioni che lei menziona. Le linee guida invece non comporteranno interventi automatici e immediati, ma piuttosto un’azione di vigilanza progressivamente più incisiva e mirata. In generale, salvo ragioni specifiche ed eccezionali, ci aspettiamo che anche le linee-guida siano rispettate.

Ma la frase che scatena il panico tra gli operatori è contenuta nella risposta a questa domanda: Sono queste le regole che spiegano l’aumento di capitale in vista per Unicredit?

Gentiloni precisa:

“Sono le regole che si applicano a tutte le banche, anche se non è ancora stato reso noto quale sia il requisito indicato a questa e alle altre banche. Lo sarà probabilmente in gennaio, quando il processo Srep sarà concluso. Stiamo ancora lavorando, abbiamo praticamente finito i primi calcoli. Come ho già detto, dallo Srep a livello complessivo possiamo aspettarci esiti grosso modo in linea con quelli dell’anno scorso, ma vi saranno variazioni anche abbastanza consistenti legate alla rischiosità delle singole banche. Sia verso l’alto, per alcune, che verso il basso per altre“.

E, appunto, il mercato teme che tra queste singole banche ci siano non solo Mps, ma anche Banco Popolare e Banca Carige.