di Giovanni Falcone

Rosatellum bis: Consulta potrebbe fare un regalo al M5S

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Rosatellum bis: legge elettorale, il rischio di un regalo al M5S

Se facciamo mente locale, anche con l’Italicum è successa la stessa cosa.

Ostilità manifesta per la sua approvazione passata con la fiducia renziana, successivamente ridimensionata dalla Consulta il 24 gennaio u.s. perché ritenuta parzialmente incostituzionale per effetto del “doppio turno di ballottaggio”. Quella legge, se fosse rimasta intatta, sarebbe stata l’unica strada che avrebbe aperto un varco per far arrivare il Movimento 5 Stelle al governo, in analogia a quanto successo a Roma e Torino per le elezioni delle “sindache”.

Oggi questo “Rosatellum bis” che incoraggia le coalizioni, rende omogenei i due sistemi di Camera e Senato, sembra fatto apposta per osteggiare l’ascesa del Movimento fondato da Beppe Grillo e guidato da Luigi Di Maio, o almeno così viene raccontato e da molti percepito laddove è notorio che il M5S non accetta alleanze, compromessi o quant’altro.

Insomma il M5S sembra appartenere a un altro pianeta, non accetta l’esercizio della politica che, per definizione è mediazione, accordo, discussione e alla fine, anche compromesso.

Il M5S, per quanto visto dove governa, a Roma per esempio, essendo ovviamente contro la criminalità organizzata, per evitare il rischio di infiltrazione, dice no a tutto, a cominciare dalla realizzazione di grandi opere, grandi progetti.

Il M5S non discute se e come realizzare un’opera, una infrastruttura, ma rinuncia per principio, in modo da ridurre i rischi di corruzione, di infiltrazione della criminalità organizzata e del malaffare.

La nuova Legge elettorale

Se questa è la situazione bisogna assolutamente spiegare i punti di forza ed i meriti – se ce ne sono – di questa nuova legge elettorale, sia pure nell’attesa della mannaia costituzionale in previsione di una pronuncia della Consulta a cui siamo abituati da tempo.

Io penso che l’unica salvezza per i grandi partiti nazionali e in particolare per il PD sia sperare che il “Popolo del SI”, rappresentato da coloro i quali hanno votato a favore delle riforme del referendum costituzionale, possa contribuire significativamente a portare il partito di governo al raggiungimento della fatidica soglia del 40%.

È un obiettivo alla portata solo nella misura in cui il Partito democratico riuscirà a recuperare le ragioni profonde del cambiamento, delle riforme utili al paese che soltanto in qualche minima misura stanno dando dei risultati che confermerebbero la giusta direzione intrapresa nei famosi mille giorni.