Politica nazionale: palude ad oltranza!

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Politica nazionale: palude ad oltranza

Con l’estate finita abbiamo la fortuna di rivedere all’opera i sondaggisti che, per un paio di mesi ci hanno lasciato in pace.

Il Partito democratico tiene, il Movimento cinque stelle avanza, poi si ferma fino a fare qualche passo indietro quando interviene Giggino “u canadair”, autocandidatosi alla Presidenza del Consiglio che, intervenendo all’annuale appuntamento di Cernobbio ha detto che nell’euro ci vuole restare: non si è capito se ci vuole restare lui o il M5S, visto che fino al giorno prima tutti dicevano l’esatto opposto.

Poi abbiamo il centro destra che addirittura cresce se si mettono insieme il trio “Berlusca, Salvini e la Meloni” anche se non sono d’accordo su nulla, ma questo non conta, tanto in Italia basta vincere le elezioni e assicurarsi la poltrona essendo sufficiente vegetare o tirare a campare fa’ lo stesso, non serve risolvere i problemi, fare le riforme, accozzaglia docet.

Poi abbiamo la Sinistra Assortita Italiana, quell’insieme di sterpaglie della politica che superato lo spavento della soglia al 5% hanno ritrovato vigore, salvo ricominciare a litigare  sempre alla ricerca di un leader o ancora meglio di un’allocazione geografica, un ruolo, una poltrona sicura,  in vista del rinnovo del Parlamento per la prossima primavera.

Beninteso, hanno pure le loro ragioni: anche se in Parlamento ci stanno da 15/20 o trent’anni, comunque tengono famiglia e quindi, anche con una palude ad oltranza, senza prendere decisioni e scontentare nessuno, va bene così, ormai gli italiani lo sanno, andiamo avanti così da oltre mezzo secolo.

Sessantacinque governi in 70 anni, mentre la Germania – una nostra competitor sul mercato globalizzato, mondiale – appena nove governi nello stesso periodo: un altro pianeta, un’altra storia, in Italia ci accontentiamo, anzi siamo contenti della nostra palude e guai a chi ce la toglie perché noi alla nostra storia, quale che sia, ci teniamo, ci siamo affezionati.

Legge elettorale

In tutti i paesi al mondo, in vista di elezioni politiche nazionali ci si confronta, si discute, si delinea un futuro, riforme importanti da fare.

Da noi niente: qui già sappiamo che non vincerà nessuno perché nessuno raggiungerà la soglia del 40% alle elezioni politiche però in compenso ci saranno tutti, perché con la nostra soglia al 3% che ci accompagna dalla nascita di questa nostra Repubblica parlamentare, teniamo molto alla”rappresentanza”.

In Italia non serve governare, l’importante che ci siamo tutti sterpaglie, cespugli e quant’altro, tutto fa brodo.

Ce lo ha detto anche il giudizio “divino” della Consulta con la sentenza del 24 gennaio u.s., laddove ha bocciato il “ballottaggio” perché è incostituzionale, hanno detto i nostri Ermellini, in pratica è illegittimo, se non addirittura reato. Una procedura ammessa in mezzo mondo e in tutti i Campanili con più di 15 mila abitanti nella Patria intera,  è illegittimo: è meglio che non vince nessuno, stiamo insieme, si farà un Governo di larghe intese, un Governo minestrone con l’obiettivo di vegetare e tirare a campare, siamo italiani e va bene così, anzi va benissimo e non potrebbe andare meglio in linea con l’accozzaglia!

Insomma, per non farla troppo lunga, i prima sondaggi di fine estate ci confermano ciò che si sospettava: in Italia non vincerà nessuno per governare, però vinceranno tutti per sopravvivere e questo è quello che conta.

Il popolo del SI

L’unica ancora di salvezza in questo futuro sventurato e privo di qualsivoglia prospettiva politica per il sistema Italia, anche sull’onda dei risultati economici positivi che si stanno concretizzando a conferma che la direzione intrapresa è quella giusta, è certamente data dal “Popolo del SI”, del quale, se non si è ancora capito, mi onoro di fare parte.

Parlo del popolo del 41% al Referendum del dicembre del 2016,  corrispondente a tredici milioni di persone che forse ancora sognano di poter cambiare l’Italia, di ridurre una burocrazia impazzita e combattere la corruzione, semplificare i processi amministrativi a vantaggio dei cittadini e delle imprese, di ridurre i costi della politica e abolire gli enti inutili.

Chi non sogna è morto, anche senza saperlo, mentre noi sappiamo di essere più vivi che mai.