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Ocse: Italia in deficit di laureati e competenze

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University Students Celebrate Their Graduation

In Italia in pochi arrivano alla laurea e con competenze mediamente inferiori alla media Ocse. L’impiego? In lavori di routine

Tra le tante difficoltà dell’Italia c’è anche la transizione verso una società delle competenze dinamica e florida. È un allarme, l’ennesimo, quello lanciato dall’Ocse nel suo report sulle competenze strategiche che ancora una volta ci mette in punizione dietro la lavagna rispetto agli altri Paesi aderenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo.

Laurea per pochi, competenze per ancora meno

Secondo l’analisi dell’Ocse solo il 20% degli italiani è laureato, il 10% in meno della media dei Paesi aderenti mentre oltre il 40% della popolazione adulta ha basse competenze di matematica e lettura. Nella fascia tra i 15 e i 29 anni c’è un 25% di persone che non lavora, non studia, non segue alcun percorso di formazione, la seconda percentuale più alta tra i Paesi Ocse.

Anche quando si restringe il campo di analisi ai pochi che arrivano a laurearsi, lo scenario rimane non esaltante. Ci sono 6 lavoratori su 100 che non hanno competenze adatte al lavoro che svolgono e 21 su cento che non hanno le qualifiche richieste. Sul lato opposto della bilancia l’11,7% degli italiani ha competenze superiori a quelle necessarie per l’impego svolto mentre il 18% dei lavoratori ha qualifiche superiori a quelle richieste per la loro occupazione.

Che ci sia un problema di cattiva allocazione delle risorse è confermato anche dal 35% di lavoratori impiegati in settori diversi dal percorso di specializzazione seguito nel corso degli studi.

Un equilibrio di basse competenze

Il rapporto dell’Ocse parla di “equilibrio di basse competenze” nel quale all’offerta di capacità più basse fa riscontro una domanda altrettanto bassa di competenze. Oltre l’85% delle imprese italiane hanno piccole dimensioni e sono a gestione familiare. Impiegano circa il 70% della forza lavoro in Italia. Chi guida queste società – sottolinea lo studio –  spesso non ha le competenze necessaria per gestire tecnologie più complesse. Inoltre l’incremento del salario nella carriera di un lavoratore è legato spesso all’anzianità e non alla performance il che riduce l’incentivo per i lavoratori di sfruttare le loro conoscenze sul posto di lavoro.

Riforme da sostenere

“Le riforme adottate di recente stanno cominciando a produrre risultati – ha commentato il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria -. L’Italia deve proseguire su questa strada assicurandosi che scuole, università e posti di lavoro forniscano a tutti gli italiani gli strumenti per avere successo nell’economia e nella società”.