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Nessun accordo tra Cameron e Tusk: cresce timore Brexit

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LONDRA (WSI) – Non ha ottenuto i risultati sperati l’incontro fiume tra i leader di Regno Unito e Unione Europea per impedire che si materializzi un evento catastrofico di Brexit. Anzi non ha ottenuto propriuo alcun risultato. Le concessioni chieste da David Cameron non hanno convinto il presidente del Consiglio Europeo. Serviranno altre 24 ore di trattative.

Il negoziato sulle proposte ambiziose di Londra per riformare l’Unione europea proseguirà. Al termine di una cena di lavoro al numero 10 di Downing Street a Londra, Tusk ha detto un laconico ‘niente accordo‘ ai giornalisti in attesa.

Cameron, dal canto suo, ha fatto sapere che le parti si sono concesse ancora un giorno prima che vengano rese pubbliche le proposte europee sui punti sollevati da Londra. Il premier britannico vuole che il tanto discusso “freno di emergenza” alle indennità per i cittadini europei che si trasferiscono nel Regno Unito possa venire introdotto subito dopo il referendum sulla Brexit e che non venga imposto alcun limite di tempo.

Immigrazione e norme finanziarie gli ostacoli

Nelle settimane precedenti la Germania aveva aperto alla possibilità di fare qualche concessione, anche in materia di immigrazione, pur di scongiurare il pericolo di Brexit. L’obiettivo di Cameron è quello di ridurre i flussi migratori netti, un impegno che ha preso con il suo elettorato, da oltre 300 mila l’anno – dove si trovano da mesi – a una somma al di sotto dei 100mila.

A parte il nodo immigrazione, un altro ostacolo al raggiungimento di un’intesa risiede nelle nuove norme finanziarie e nella visione divergente tra Francia e UK. Parigi ha già annunciato che bloccherebbe in tutti i modi l’ipotesi che Londra, sede della City, abbia la possibilità di veto sulla nuova giurisprudenza in materia.

Il governo di Cameron ha proposto che vengano introdotti strumenti di salvaguardia per i paesi non appartenenti all’area euro nel mercato della moneta unica, inclusa ovviamente una protezione speciale per la City londinese.

La speranza condivisa del leader britannico e di quello europeo è che una bozza di un accordo sia pronta per il summit Ue del 18-19 febbraio. Se il Regno Unito abbandona la barca dell’Unione Europea potrebbe perdere fino al 2% di Pil, con salari e sterlina che potrebbero uscirne indeboliti, secondo le previsioni di Credit Suisse.

Fonte principale: Financial Times