Economia

Morgan Stanley: “un solo choc ci separa dalla recessione”

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NEW YORK (WSI) – Declino dei Brics, caduta nella domanda di materie prime, calo degli risultati delle aziende americane e degli Eps (utili per azione), infine brusco calo della fiducia dei consumatori statunitensi (di nuovo ai livelli del settembre 2014): sono questi alcuni degli elementi con cui la Federal Reserve dovrà fare i conti, soprattutto nel caso dato come il più probabile, di una stretta della politica monetaria già a dicembre.

L’annunciato rialzo dei tassi d’interesse per dicembre, dovrebbe coronare la ripresa dell’economia statunitense, ma non mancano anche segnali controversi ad allungare le ombre sulle prospettive di crescita globale. Secondo Ruchir Sharma, a capo della divisione mercati emergenti e macroeconomia globale di Morgan Stanley Investment Management, questi segnali sono tutt’altro che da sottovalutare:

“Appena un solo grosso shock ci separa da una recessione globale, e il prossimo è molto probabile che avrà origine in Cina, nella quale pesanti debiti, investimenti eccessivi e declino demografico si stanno combinando per inficiare la crescita”

E forse tale recessione globale non è nemmeno così lontana. Riassumendo quanto appreso solo negli ultimi giorni è emerso:

  • Il raggiungimento del record minimo dell’indice Baltic Dry, indicatore che rivela i costi di trasporto marino delle principali materie prime, delle quali la Cina costituisce la principale acquirente
  • Il calo congiunturale dell’1,1% dei profitti delle aziende statunitensi nel terzo trimestre, che corrisponde a una riduzione su base annua del 4,7%, il ribasso più forte dal Settembre 2009
  • Il declino di oltre il 2% nella media degli utili per azione (Eps) delle società dell’ S&P 500 rispetto al terzo trimestre dell’anno scorso

Fanno da contraltare la crescita Usa, che nel terzo trimestre si è attestata al 2,1% (oltre le stime preliminari), un ottobre particolarmente favorevole all’occupazione (la disoccupazione è al 5%) e infine un’inflazione ‘core’ molto vicina agli obiettivi di politica monetaria (1,9%). Secondo uno dei maggiori fondi obbligazionari al mondo, Pacific Investment Management Co. (Pimco), le probabilità di un rialzo dei tassi a dicembre sono del 74%, il livello più alto sperimentato da agosto.