Economia

Moody’s si pronuncia su rating sovrani Eurozona

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Sull’Europa regnerà una calma apparente sul fronte dei rating sovrani formulati da Moody’s. Lo ha annunciato Thorsten Nestmann, lead sovereign analyst per l’Italia per la nota società, in un’intervista del Sole 24 Ore.

“Non prevediamo grandi cambiamenti nei rating sovrani europei nei prossimi 12-18 mesi”, ha detto Nestmann, “Sui 19 Stati membri dell’Eurozona, 16 hanno outlook stabile, due in outlook negativo (Austria e Finlandia) e uno con outlook positivo (Irlanda)”.

Le criticità individuate da Moody’s sono quelle ormai tradizionali: una crescita poco sostenuta che deve fare i conti con un debito pubblico elevato, reso ancora più oneroso da un’inflazione pressoché nulla (un livello dei prezzi più elevato alleggerirebbe in termini reali il costo per onorare i debiti, tanto quelli pubblici, quanto quelli privati). Inoltre, il rallentamento di alcune importanti economie fuori dall’Eurozona, costituiscono, di riflesso, un problema per la crescita anche da noi.

Per quanto riguarda l’abbattimento del debito pubblico italiano, Nestmann non si aspetta grandissime svolte:

Prevediamo che il debito/Pil italiano possa portarsi al 127% per il 2019. Per scendere sotto quel livello, dovreste avere un avanzo primario nell’area del 3-4% ma in base al track record, alle serie storiche, molto raramente l’Italia è riuscita ad avere un surplus primario superiore al 2%. Inoltre alcuni tagli alla spesa pubblica sono stati rinviati e questo non aiuta. Il governo in aggiunta progetta di tagliare le tasse a imprese e famiglie, nel 2017-2018, e nel 2018 arriveranno le elezioni. Tutto questo rende l’aumento del surplus primario maggiormente una sfida.

Sull’impegno italiano ad accumulare surplus primari (ossia saldi positivi delle entrate sulle spese pubbliche, al netto delle spese per gli interessi sul debito pubblico) Nestmann, dà atto al nostro Paese di essere riuscito realizzarne anche in un contesto di crescita bassa, in questo “meglio della Spagna”. Nonostante le attese di inflazione a zero e di una crescita del Pil dell’Eurozona non stellare (1,5% nel 2016), i giudizi restano stabili nella gran parte dei Paesi:

Perché pensiamo che la crescita sarà sostenuta prevalentemente dal mercato domestico, meno dall’export. E poi teniamo anche conto di altri fattori che controbilanciano a favore della crescita, che sono il calo del prezzo del petrolio che aumenta i consumi (anche in Italia) e un tasso di cambio euro/dollaro comunque debole quest’anno, anche se non ci aspettiamo il deprezzamento visto nel 2015. Inoltre la Bce si è impegnata a mantenere la politica monetaria accomodante, tassi bassi per più a lungo e ha prolungato e rafforzato i suoi interventi.

Fonte: Il Sole 24 Ore