Economia

Moody’s pessimista sui debiti sovrani: rischi politici e crescita a rilento

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NEW YORK (WSI) – Gli analisti dell’agenzia di rating Moody’s sono piu’ pessimisti sulle previsioni dei rating sovrani globali. In un rapporto diffuso oggi, gli esperti esprimono il loro dubbi in merito all’outlook dei debiti sovrani per per i prossimi 12-18 mesi, a causa di “una combinazione di crescita bassa, del passaggio a stimoli fiscali che faranno salire un debito pubblico gia’ alto e di aumento del rischio politico e geopolitico”.

Sotto i riflettori, l’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, dove Donald Trump ha a sorpresa avuto la meglio su Hillary Clinton. Cio’ second l’agenzia di rating potrebbe indebolire la solidita’ fiscale americana nel breve termine, anche a causa di possibili cambiamenti delle politiche sul commercio e sicurezza.

I prezzi dei bond sono gia’ calati dopo l’elezione del magnate repubblicano, dal momento che gli investitori prevedono che il pacchetto di stimoli fiscali proposto potrebbe fare salire l’inflazione e i tassi di interesse. Un piano di questo tipo, secondo Moody’s, potrebbe avere un impatto positivo se sostenesse la crescita della produttivita’, ma “sarebbe negativo qualunque aumento del debito per finanziare la spesa corrente e con pochi benefici duratori alle prospettive di crescita economica”. Cio’ detto, per Moody’s l’impatto delle elezioni americane resta complessivamente “ancora incerto”.

Secondo Moody’s, nel panorama globale non sono solo gli Stati Uniti a creare preoccupazione. Anche altre regioni potranno andare incontro a rischi, per esempio a causa della “mancanza di coesione e dell’ulteriore frammentazione nell’Unione europea” dopo il referendum sulla Brexit.

In particolre, l’agenzia di rating ha sottolineato che circa il 26% dei Paesi valutati, ovvero 35 su 134, hanno attualmente un outlook negativo, piu’ del 17% di un anno fa e la percentuale piu’ alta dal 2012, nel bel mezzo della crisi debitoria europea, mentre solo 12 hanno un outlook positivo, il 9% del totale. I Paesi con outlook stabile sono il 65% del totale, contro il 75% di un anno fa.