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Monti approfittatore? Sua portavoce pagata dall’Ue

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ROMA (WSI) – Che sia un’abitudine o nostalgia, non ci sono dubbi: Mario Monti possiede la dimensione europea. Però, farsi pagare la portavoce e un assistente da Bruxelles appare in conflitto con quella correttezza formale che il premier vuole poter sempre ostentare.

Appena sbarcato a Roma, il Professore ha chiesto il “distaccamento” di due funzionari europei: Elisabetta Olivi cura i rapporti con la stampa e Stefano Grassi è il consigliere per le politiche comunitarie e per le riforme economiche, nonché suggeritore per gli interventi pubblici, soprattutto quelli politici.

Il governo è finito – anche se formalmente è ancora in carica – e Monti e il suo staff ora sono impegnati quasi a tempo pieno nella campagna elettorale per Scelta Civica e la coalizione che sostiene il Professore per il bis a palazzo Chigi. Ma questo pare incompatibile con le regole europee.

I funzionari della Commissione possono lavorare nei Paesi membri, un distaccamento che in gergo comunitario si chiama “comando nell’interesse del servizio”. E l’interesse è quello esclusivo della Commissione, visto che il funzionario continua a beneficiare del trattamento economico e previdenziale (generoso) di Bruxelles.

Lo statuto, articolo 37, disciplina “la posizione del funzionario titolare che, con decisione dell’autorità che ha il potere di nomina, nell’interesse del servizio viene designato ad occupare temporaneamente un impiego fuori della sua Istituzione”.

E sono indicati in modo abbastanza dettagliato gli impieghi possibili: “Presso persona che assolva un mandato previsto dai trattati o presso un presidente eletto di un’istituzione o di un organo delle Comunità o di un gruppo politico del Parlamento europeo o del Comitato delle regioni o di un gruppo del Comitato economico e sociale europeo”.

Non è neppure contemplata l’ipotesi di un incarico strettamente politico, anzi, partitico. Il sito di palazzo Chigi conferma che Grassi e Olivi sono pagati dall’Europa: “A partire dal primo dicembre 2011 la dottoressa Elisabetta Olivi e il dottor Stefano Grassi sono distaccati dalla Commissione europea e non percepiscono alcun emolumento dalla presidenza del Consiglio dei ministri”.

Grassi, con la trasformazione di Monti in politico, si è un po’ defilato, mentre Betty Olivi è sempre al fianco del Professore. Un’altra funzionaria europea è stata distaccata presso il ministero degli Affari europei guidato da Enzo Moavero (oggi anche lui candidato), ma si occupa soltanto del “semestre europeo”, cioè del coordinamento tra Bruxelles e Roma nella definizione della politica di bilancio.

Un compito coerente con lo statuto. E Moavero, anche lui ex funzionario della Commissione e poi giudice alla Corte di Giustizia, si è dimesso da tutto prima di entrare nel governo. La portoghese Amelia Torres, portavoce per i media internazionali, funzionaria Ue, si è invece messa in aspettativa e viene retribuita da palazzo Chigi.

La faccenda potrebbe essere derubricata a piccola questione di opportunità, ma stona un po’ con l’ossessione di Monti per la correttezza: nelle scorse settimane ha fatto impazzire gli alleati della coalizione centrista perché voleva partecipare alle riunioni politiche come candidato e non come premier, senza avvalersi quindi dell’apparato di protezione legato al ruolo.

Ma i problemi di sicurezza c’erano e quindi i meeting si sono tenuti in luoghi segreti, con i partecipanti che ricevevano telefonate del tipo: “Ci vediamo domani alle dieci ma non possiamo dirti dove”.

Il Professore sa che è anche sui dettagli che sarà misurato. Dettagli tipo quello che le dichiarazioni sui conflitti di interesse vanno consegnati entro il 15 marzo, cioè dopo le elezioni, eliminando il controllo preventivo sulle candidature.

C’è anche un terzo caso. Il vicesegretario di Palazzo Chigi, Federico Toniato, continua a mediare tra il Professore, i partiti e, si dice, il Vaticano. Ma anche Toniato è ancora formalmente uomo delle istituzioni, non di partito, visto che è un funzionario del Senato distaccato a Palazzo Chigi. Negli Usa ci sono polemiche quando Barack Obama va ai comizi con l’Air Force One. Chi fa campagna elettorale essendo già in carica parte sempre avvantaggiato.

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