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Missile Corea del Nord, rappresaglia di Usa e Seul

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In una prova di forza e al contempo rappresaglia per il test missilistico balistico di Pyongyang di ieri, gli Stati Uniti e la Corea del Sud hanno effettuato esercitazioni militari congiunte e lanciato anche loro un missile, con una capacità e precisione notevole. L’obiettivo dichiarato era quello di mandare un avvertimento a Kim Jong-un ed enfatizzare la solidarietà che c’è tra Washington e Seul.

Il segretario di Stato americano Rex Tillerson ha confermato che ieri la Corea del Nord ha lanciato un missile intercontinentale e non un missile a portata intermedia, come Tillerson aveva detto in un primo momento. Significa che avrebbe potuto potenzialmente raggiungere l’Alaska. In risposta, stamattina Stati Uniti e Corea del Sud hanno effettuato un’esercitazione militare congiunta in cui hanno lanciato missili balistici nelle acque vicine alla costa orientale della Corea del Nord.

Secondo l’agenzia stampa centrale della Corea del Nord, il missile coreano sarebbe stato in grado di colpire il territorio della costa occidentale degli Stati Uniti, con testate nucleari pesanti. Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha detto che il lancio è stato un “regalo” per la Festa dell’Indipendenza statunitense (il 4 luglio). In passato la Corea del Nord aveva effettuato altri test missilistici, ma questa è la prima volta che il Paese mostra di possedere un vettore capace di raggiungere, secondo gli esperti, quantomeno il territorio dell’Alaska.

Nel pomeriggio è prevista una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, su richiesta degli Stati Uniti. Il segretario generale Onu Antonio Guterres ha criticato il lancio della Corea del Nord, fatto in violazione delle risoluzioni dell’Onu, che costituisce una pericolosa escalation della situazione. Il missile intercontinentale ha volato per 37 minuti ed è arrivato nel mare fra la Corea del Nord e il Giappone.

Il segretario di Stato Tillerson ha lanciato un appello per una reazione globale alle provocazioni di Pyongyang, richiamando l’idea di una risposta comune di diversi Stati, e ha aggiunto che chiunque dia aiuti militari o economici al Paese, o ospiti i suoi lavoratori, ed eviti di applicare le sanzioni dell’Onu, sta aiutando uno Stato pericoloso.

Difficile non cogliere un riferimento alla Cina, il cui comportamento verso l’alleata Corea del Nord è visto dagli Usa come ambiguo. Domenica scorsa in una telefonata con il presidente cinese Xi Jinping, Donald Trump ha detto che gli Stati Uniti sono pronti ad agire da soli contro la Corea del Nord. Il presidente ha accusato più volte la Cina di non fare abbastanza per fermare il regime nordcoreano.