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Minzolini salvato con i voti del PD. M5S: “Voto di scambio”

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ROMA (WSI) – Salvato da un Senato di (maiali) politici. Così Peter Gomez, direttore de Il fatto Quotidiano commenta quanto accaduto ieri nell’aula del Senato dove l’onerevole Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1 e ora nelle fila di Forza Italia, è stata graziato da una richiesta di decadenza grazie al voto di alcuni esponenti del Partito democratico.

Ripercorrendo i fatti Minzolini è stato condannato in via definitiva a 2 anni e sei mesi per peculato continuato all’epoca in cui ricoprì la carica di direttore del telegiornale della rete ammiraglia di viale Mazzini. Minzolini usò una carta di credito aziendale, elargita come benefit aggiuntivo, in maniera spregiudicata e senza rendicontare le spese in maniera corretta. L’ex direttore del Tg1, secondo i giudici, non fornì le giustificazioni per circa 65 mila euro spesi in pasti utilizzando la sua carta di credito aziendale. Inizialmente assolto in primo grado, poi Minzolini venne condannato in secondo grado e poi la conferma in Cassazione lo scorso novembre.

In base alla Legge Severino del 2012, chi ha ricevuto condanne sopra i due anni non può essere più senatore né deputato. Da qui la richiesta di decadenza dell’onerevole, approvata a luglio dell’anno scorso dalla Giunta per le immunità del Senato e ieri il voto tanto atteso.

Palazzo Madama ha respinto la richiesta di decadenza con 137 voti contrari. Dopo il voto sulla decadenza dell’ex premier Silvio Berlusconi nel 2013, si è deciso di applicare la prassi del voto palese e da qui la grande sorpresa. Insieme ai senatori del suo partito, hanno votato per salvare l’onorevole anche 19 senatori del partito democratico.

Un voto di scambio accusano i Cinque Stelle alludendo alla mozione di sfiducia respinta per il ministro dello sport Luca Lotti, coinvolto nell’inchiesta Consip. Minzolini prima del voto, aveva dichiarato che si sarebbe dimesso immediatamente anche se il Senato avesse respinto la sua decadenza.  E ora cosa farà?