Investimenti

MiFID II: Risparmiatore al 1° posto, almeno in teoria

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Nel mentre si pensa di raccogliere in un unico elaborato i diversi Testi unici oggi in circolazione, bancario[1], finanziario[2] e assicurativo[3], tutti a pensare ai possibili rimedi per meglio prevenire o intercettare le “disgrazie” dei risparmiatori.

Stiamo tutti aspettando la nuova MiFID II per gennaio 2018[4]: cose grosse!

Risparmiatore al 1^ posto, l’unica cosa che non ho capito se il primo posto s’intende cominciare da sotto alla graduatoria come si e’ sempre fatto oppure da sopra: questo non si e’ detto e quindi non e’ chiaro!

A leggere qualche intervento qua e la si intuisce una grande attenzione per tutelare gli interessi degli “investitori”, quelli che mettono i soldi, in pratica i “risparmiatori” che, almeno nei decenni passati, si sono sempre rivelati i più fragili ovvero la categoria più truffata, derisa e sbeffeggiata.

Ora, se è vero che l’esperienza dovrebbe servire a qualcosa, già a non ripetere gli errori, le negligenze di sistema e gli abusi  del passato sarebbe un grande successo.

Già con la prima MiFID del 2007, fummo tutti speranzosi di non rivivere le tragedie seguite ai crack della Parmalat, Cirio, Giacomelli, Tango Bond argentini o le genialate inventive della Banca 121.

La realtà è stata diversa, di gran lunga peggiore, pure con la MiFID in circolazione.

La prima condizione, tassativamente introdotta come quella di “vendere” solo ad investitori istituzionali (gente esperta come Stati, Banche, Assicurazioni etc.) è stata tradita e l’offerta maggiore ha riguardato il grande pubblico, i risparmiatori, la catena debole del sistema, in pratica i fessi.

Chi aveva il dovere di controllare? Banca d’Italia e Consob[5].

Secondo alcuni soloni in circolazione che poi sono quasi sempre gli stessi, i tanti scandali recenti scoppiati a catena dopo l’esplosione dei “sub prime” negli Stati Unitimutui senza garanzia, ad alto rischio di insolvenza ( in pratica a babbo morto) – Lehman BROTHERS crack delle banche irlandesi e islandesi fino al 2015, dove non potevamo mancare – noi che in Italia avevamo il sistema bancario piu’ solido ed invidiato su scala planetaria secondo i giudizi degli stessi soloni – quattro banche fallite contemporaneamente e a seguire,  altre ben piu’ grandi come MPS e le banche venete,  evitato per un soffio la stessa sorte, grazie all’intervento di `pantalone`.

Oggi si discute sulla necessità di acculturare il cittadino comune in materia finanziaria. In pratica, volendo tradurre, si sta dicendo che ognuno deve difendersi da solo e se non è capace, cavoli suoi, meglio che rimane a casa e non si muove, non si sa mai,  o affidarsi alla sorte, “a come viene viene“!

Per ricordare le colpevoli approssimazioni del passato che tanto danno hanno provocato non solo all’immagine del sistema Paese, ma soprattutto alle tasche dei risparmiatori, cito qualche caso di “cronaca giudiziaria”, naturalmente per difetto, solo a mero titolo di esempio:

Vicenda Parmalat

Il più grande colosso alimentare del nostro Paese, quotato in borsa, emetteva “obbligazioni” raccogliendo ingenti risorse dal mercato e che, grazie al know wou e l’indubbia capacità produttiva, ha ingannato intere generazioni di risparmiatori.

Attraverso bilanci falsi, garantiva la solvibilità di tali “bond” con un fondo particolarmente cospicuo – poi rivelatosi insistente, falso – detenuto in un Paese off shore. A leggere ex post questi fatti, e’ come quello che tiene i soldi sotto il mattone e fa il mutuo in banca per comprare la casa.

Incredibile ma vero!

Paradossale e nessuno, prima della dichiarata `insolvenza` si era accorto della falsita’ dei bilanci, fatti con lo scanner di un personal computer grazie al genio di un ragioniere, al secolo Fausto TONNA, un grande!

Banca 121

Qui il genio italico si espresse ai massimi livelli, emettendo obbligazioni (bond) con denominazioni in tutto simili ai titoli pubblici, comunemente emessi dal `Tesoro` e ingannando per anni i soliti fessi, convinti di stare sicuri avendo acquistato BOT e CCT.

Alla scadenza invece, lo capirono finalmente, ma era troppo tardi e il malloppo era gia’ scomparso. Succede sempre cosi’, quando i furbi in circolazione sono troppi e nessuno vede, controlla o approfondisce in attesa del prossimo scandalo.

Per commentare questo episodio di `ingegneria finanziaria`, ho letto oggi di un intervento del nostro amato Governatore della Banca d’Italia –Ignazio VISCO,  facente parte della categoria dei soloni, di quelli che sanno sempre tutto, dopo naturalmente – presente ad un Convegno a Napoli dove, fra l’altro, si e’ parlato della crisi dei Banchi di Napoli di quattro secoli fa.

“La loro crisi fu in parte causata dalla creativita’ finanziaria e in parte dalla riforma monetaria del 1622“ ha detto il nostro Governatore, per confermare che, al pari della inventiva nella ex banca 121, la “creativita’ finanziaria“ da noi non e’ mai mancata, viene da lontano potendo ben dire che Napoli ne e’ la capitale mondiale.

Mentre io, in assenza di controlli, alla luce deei tanti fatti accaduti, tragedie immani, suicidi e disperazione, sarei indotto a chiamarla “criminalita’ finanziaria“, qualche altro la chiama “creativita’ finanziaria“.

Punti di vista: la vita e’ bella perche’ e’ varia’!

Conclusioni

Per farla breve, con la prossima MIFID auspico due cose importanti:

  1. Fare in modo che vengano oservate le norme esistenti, a cominciare dal “profilo di rischio“ del cliente – se posso chiamarlo del fesso di turno;
  2. Ogni prodotto finanziario emesso – al solo fine di misurare il livello di creativita’ finanziaria – istituire un Organo di controllo preventivo in grado di valutare preeliminarmente i rischi del risparmiatore.

Per il resto affidiamoci alla buona sorte, come va’ va!

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[1] D.lgs 385/93

[2] D.lgs n.58/1998

[3] Dpr n.1124/1965

[4] Acronimo inglese di Markets in Financial Instruments Directive – in italiano “Direttiva sui Mercati degli Strumenti Finanziari” (Direttiva 2004/39/CE).

[5] Siamo tutti ansiosi di vedere all’opera una bella Commissione d’inchiesta parlamentare che potrebbe illuminarci sulla destinazione di ingenti risorse “prestate a babbo morto“ e che alla fine hanno determinato le tante sofferenze nei bilanci e quindi il successivo fallimento degli Istituti di credito