Economia

Mifid 2, Hermes: “possibile disastro” per alcune società

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L’arrivo delle nuove regole sulla trasparenza finanziaria, il cosiddetto Mifid 2, sono un potenziale disastro poiché la City di Londra rischia di perdere la ricerca statunitense. Il monito è stato lanciato dal capo dell’investimento di Hermes, Eoin Murray il quale ha messo in guardia sul fatto che da gennaio 2018 le società con sede nel Regno Unito potrebbero essere lasciate senza accesso alle principali fonti di ricerca se non si troverà presto una soluzione allo scontro esistente tra le norme MiFID II in arrivo e le normative internazionali.

La MiFID II prevede infatti che i costi specifici sostenuti per la ricerca esterna in materia di investimenti devono essere resi trasparenti. Separare i costi sostenuti per la ricerca esterna sugli investimenti dovrebbe aumentare la trasparenza nella struttura dei costi dell’investimento.

Murray ha affermato che, a meno di 100 giorni dallattuazione della MiFID II, le autorità di regolamentazione non hanno ancora fornito risposte su come le imprese accederanno alla ricerca da paesi in cui la vendita della ricerca è proibita, come gli Stati Uniti, quando la legislazione europea vieta espressamente alle imprese che vendono di fornire “ricerca gratuita”. Ci sono incongruenze quando infatti si confrontano le regole della MiFID II con quelle di Stati Uniti, Hong Kong, Giappone, ecc..

Negli Stati Uniti, ad esempio, è vietato alle imprese accettare pagamenti per la ricerca senza chiedere di diventare consulenti d’ investimento. Quando le autorità di regolamentazione esaminano nuovi regolamenti, è importante che siano consapevoli del fatto che vi possono essere differenze negli approcci normativi in tutto il mondo.

“C’è ancora un problema enorme, in particolare per quanto riguarda gli Stati Uniti e il Giappone, ma anche in altri mercati globali. (…) è un potenziale disastro. Se il peggio dovesse avvenire, da gennaio 2018 non si risolverà nulla e noi, e ogni altro manager della City, non saremo in grado di ricevere nessuna ricerca statunitense”.