Economia

Legge di bilancio, alert Confindustria: tre rischi all’orizzonte  

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La manovra economica del governo Conte preoccupa non solo Bruxelles ma anche Confindustria che mette in guardia da almeno tre rischi all’orizzonte: un ulteriore aumento dello spread, l’apertura di una procedura d’infrazione in sede Ue e il downgrade dell’Italia da parte delle agenzie di rating.

In primis il Centro Studi di Viale dell’Astronomia  indica un rallentamento della crescita economica dell’Italia e stima una revisione al ribasso del PIL a +1,1% nel 2018 e a +0,9% nel 2019, una revisione derivante dall’andamento inferiore alle attese nel secondo trimestre 2018 e da un profilo rivisto al ribasso per la seconda parte dell’anno.

“Si sono, infatti, indebolite le condizioni per la crescita, interne ed esterne, rispetto allo scenario delineato a giugno”.

Nel dettaglio, dice l’associazione degli imprenditori, è aumentato il rendimento sovrano in Italia e si è ridotta la crescita degli scambi mondiali.

“Potrebbe accentuarsi l’aumento del rendimento del Btp decennale, già cresciuto al 3,15 per cento (da 2,89) il giorno dopo il Consiglio dei ministri del 27 settembre. Questo peggiorerebbe le condizioni del credito per famiglie e imprese e il costo per la finanza pubblica”.

Ma ci sono altri rischi al ribasso che possono incidere più direttamente sulla dinamica del Pil italiano, soprattutto nel 2019. I principali sono l’eventuale impatto restrittivo sui bilanci di imprese e famiglie a seguito dell’ormai prossima fine del Quantitative Easing della Bce, l’epilogo degli incentivi sugli acquisti di beni strumentali e un’eventuale diminuzione della fiducia dei mercati sulla sostenibilità dei conti pubblici italiani, legata all’incertezza sulle scelte di politica economica del nuovo governo, che verranno definite nella Legge di bilancio in ottobre. Sul fronte dei consumi privati, la spesa delle famiglie è prevista rallentare con una significativa revisione al ribasso delle stime rispetto allo scenario di giugno. Il Csc stima una frenata al +0,9% nel 2018 e al +0,8% nel 2019 rispetto al +1,5% del 2017. Il Centro Studi poi stima anche una disoccupazione in calo al 10,9% nel 2018 e al 10,6% nel 2019 ma non si sbilancia sull’impatto del decreto dignità.

“Nonostante i miglioramenti del mercato del lavoro italiano registrati negli ultimi anni la disoccupazione resta alta con più di 2,8 milioni di persone in cerca di un impiego e con l’emergenza giovani. Quanto all’occupazione e all’impatto del decreto Dignità è troppo presto per valutare se le restrizioni introdotte deprimeranno l’occupazione a termine e se vi saranno anche effetti negativi sulle assunzioni a tempo indeterminato”. Ma è certo che tale provvedimento ha generato “una confusione normativa elevata” che non potrà non incidere sulle scelte di avviare o reiterare rapporti di lavoro a termine.

Infine secondo il Centro Studi la manovra del governo giallo-verde è imponente e se le coperture non saranno “bene definite si rischia, ex post, un rapporto deficit/Pil più alto”, nel lungo periodo, rispetto al 2,4% indicato dal governo.