Economia

 Legge di Bilancio 2019: tutte le proposte

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Il cantiere della legge di bilancio 2019 è aperto e la prima data importante è quella del 27 settembre, entro cui il governo dovrà varare la nota di aggiornamento del DEF, il Documento di Economia e Finanza, propedeutico alla presentazione entro il 20 ottobre del disegno di legge di bilancio. Toccherà poi al Parlamento approvarlo entro il 31 dicembre. Per ora si sa che ci saranno una serie di misure fortemente volute da Lega e Movimento Cinque Stelle che costituiscono la maggioranza di governo.

Flat tax

Si parte con la Flat tax, letteralmente la “tassa piatta” che in origine prevedeva l’introduzione di un’aliquota unica fissa per tutti i contribuenti, indipendentemente dal reddito, su cui versare le tasse. Nel corso delle ultime settimane sono state avanzate numerose proposte di riforma e oggi, come ha sottolineato il sottosegretario al Tesoro Massimo Bitonci, la disciplina allo studio prevede due aliquote. La prima aliquota al 15% potrebbe riguardare chi ha ricavi fino a 65mila euro, senza contabilità e Iva e la seconda al 20% per ricavi fino al tetto da 100mila euro. Tra le novità possibili anche una mini flat tax con un’aliquota al 5%, per tre-cinque anni, per le start up di giovani under 35, con ricavi fino a 65mila euro.

Reddito di cittadinanza

Cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle è il reddito di cittadinanza, una prestazione economica mensile, esentasse, erogata a favore di coloro che possiedono un reddito sotto la soglia di povertà. Secondo i vari annunci del vicepremier Luigi Di Maio il sussidio avrebbe la soglia dei 780 euro mensili. Ma per essere erogato il reddito di cittadinanza, occorre che il beneficiario partecipi a corsi di formazione professionale e non debba rifiutare un certo numero di offerte di lavoro altrimenti si rischia la perdita del sussidio. Il M5S più volte ha sottolineato che per l’introduzione del reddito si debba partire subito con la riforma dei centri per l’impiego.

Pace fiscale

Lo assicura il premier Giuseppe Conte che si farà ma non sarà un condono. Certo è che ad oggi quello della pace fiscale è uno dei cantieri aperti che sta causando aspre polemiche. Le ultime indiscrezioni su come sarà le fornisce sempre il sottosegretario al Tesoro Massimo Bitonci secondo cui allo studio vi è una pace fiscale più ampia possibile intesa come misura una tantum con cui sarà possibile chiudere tutte le lite pendenti per le cartelle, per il contenzioso tributario, per le multe amministrative e perle multe di vario genere esclusa l’Iva e la previdenza. L’ipotesi attualmente al vaglio dell’esecutivo prevede l’applicazione di tre diverse aliquote, al 6, 15 e 25%: così il contribuente pagherà solo una parte del debito, applicando una delle tre aliquote, in base all’entità della somma che deve restituire e al suo reddito. Si potranno sanare irregolarità per un cifra massima di 1 milione di euro a contribuente.

Quota 100

Ma non solo tasse. Nella legge di bilancio 2019 trova spazio anche il capitolo pensioni con l’introduzione della quota 100, intesa come la possibilità per i lavoratori di andare in pensione quando la somma dell’età anagrafica e degli anni di contributi versati è pari almeno a 100. Attualmente non c’è un accordo politico definitivo sui criteri della riforma e diverse sono le opzioni in campo. Quella che più sta prendendo piede nelle ultime ore è di «quota 100» con 62 anni di età, abbinata all’uscita a 41,5 anni di contributi a prescindere dall’età. Secondo le simulazioni elaborate da Tabula, guidata da Stefano Patriarca, l’ipotesi «quota 100» con 62 anni di età potrebbe avere circa 350mila beneficiari il primo anno con una spesa di 8,5 miliardi e circa 11 miliardi a regime

Sterilizzazione aumento IVA

Tra le misure da inserire nella legge di bilancio anche la sterilizzazione della clausola di salvaguardia sull’aumento IVA. Se no si trovano le risorse necessarie dal 1° gennaio 2019 ci sarà un aumento graduale dell’imposta: l’aliquota IVA ordinaria e salirebbe prima dal 22 al 24% per poi stabilizzarsi, nel 2020, al 25,5%. Al momento dal governo solo dichiarazioni di intenti di voler scongiurare gli aumenti e nell’ultimo vertice di maggioranza si è stabilito, in tema di risorse disponibile, di voler arrivare fino a 28-30 miliardi, compreso anche l’intervento per sterilizzare gli aumenti dell’Iva e delle accise. Obiettivo del ministro dell’Economia Giovanni Tria è mantenere le misure nell’ambito di un deficit che non superi l’1,6 per cento, per non aggravare lo stato dei conti pubblici e soprattutto non entrare in conflitto con Bruxelles.