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Le polizze vita dimenticate dagli italiani

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Polizze assicurative per 145 miliardi di euro, dormienti.  Le ha scoperte l’Ivass con un’indagine. Cosa bisogna fare per sapere se si è beneficiari senza esserne a conoscenza?

I risparmiatori italiani sono seduti su un tesoretto ma non lo sanno. Nei bilanci delle assicurazioni ci sono 4 milioni di polizze vita “dormienti”. Sono polizze scadute negli ultimi 5 anni ma che non sono state liquidate, oppure giunte a scadenza ma non riscosse. Le somme di denaro a loro legate dovrebbero finire ai legittimi proprietari, ad esempio figli o nipoti di un assicurato defunto ma questi, spesso, ne sono titolari a loro insaputa.

E così giacciono nei bilanci delle compagnie in vista della prescrizione. L’ammontare di questo tesoretto sfiora i 145 miliardi di euro e potrebbe finire nelle casse dello stato come è accaduto nel caso dei conti correnti dormienti. Il fenomeno è stato portato alla luce dall’Ivass, l’Istituto sulla vigilanza delle assicurazioni, dopo un’indagine che ha coinvolto le principali compagnie per capire come si adoperino per rintracciare i beneficiari dopo aver verificato il decesso di un cliente.

Carenze gestionali tra le compagnie

Secondo quanto emerge dall’indagine dell’Ivass l’elevato fenomeno delle polizze potenzialmente dormienti deriva soprattutto da carenze nelle procedure adottate per verificare i decessi degli assicurati e rintracciare i beneficiari. Anche il diffuso utilizzo di designazioni generiche dei beneficiari al momento della stipula della polizza rende difficile l’identificazione ai fini delle prestazioni assicurate. L’indagine mostra che dei 4 milioni di polizze scadute una percentuale rilevante, il 95% riguarda polizze temporanee per il caso di morte (le cosiddette Tcm), cioè quelle polizze con cui la compagnia si impegna a corrispondere un capitale ai beneficiari nel caso in cui l’assicurato muoia entro una certa data.

“Per queste polizze – fanno sapere dall’Ivass – quelle potenzialmente dormienti sono una percentuale molto alta rispetto ai contratti emessi (il 58%) mentre per le polizze che prevedono anche prestazioni in caso di vita (tipo misto e rendite) e per le capitalizzazioni, l’incidenza è contenuta (2,4%)”. Dall’indagine emerge poi un dato riguardante le polizze a vita intera, quindi senza scadenza.

Alla del fine 2016 risultano attive 430 mila polizze di assicurati con età non inferiore a 90 anni. Oltre 2.500 polizze si riferiscono a soggetti oltre i 100 anni di età. Un numero record se si pensa che, secondo l’Istat, in Italia ci sono poco più di 18 mila ultracentenari e 730 mila ultranovantenni. Se le polizze si riferissero, ipoteticamente, soltanto a cittadini ancora in vita significherebbe che poco più del 60% degli over 90 oggi ne sarebbe titolare.

Ma quando diventa dormiente una polizza? Attualmente i diritti si prescrivono dopo 10 anni dal decesso dell’assicurato o dalla scadenza del contratto, termine oltre il quale le somme spettanti vengono destinate al Fondo rapporti dormienti gestito dalla Consap.

Scoprire se si è beneficiari

Per scoprire se si è beneficiari di una polizza ci sono due opzioni: la prima consiste nel rivolgersi all’Ania, l’Associazione che raggruppa le imprese di assicurazione, che ha elaborato un modulo con il quale è possibile ottenere informazioni sull’esistenza di coperture assicurative relative alla persona deceduta. Si suggerisce di formulare tante richieste quanti sono i potenziali beneficiari, perché la ricerca non deve essere effettuata solo sulla persona assicurata.

La seconda strada consiste nel fare richiesta all’intermediario, agenzia, broker, banca o alla compagnia assicurativa di cui si serviva il familiare deceduto, tramite richiesta scritta. Inoltre, per evitare il ripetersi di questo fenomeno, l’Ivass suggerisce ai risparmiatori alcuni consigli da adottare nella fase di sottoscrizione delle polizze. Prima di tutto informare i familiari o beneficiari della polizza dell’esistenza del contratto e della compagnia con la quale è stato concluso. In secondo luogo è opportuno indicare i nomi dei beneficiari, evitando il ricorso a formulazioni generiche, come ad esempio eredi legittimi o testamentari.

E’ necessario anche fornire alla compagnia tutte le informazioni utili per rintracciare i beneficiari (come indirizzo, telefono, e-mail). Infine, nel caso non si vogliano informare i beneficiari dell’esistenza della polizza, è meglio avvisare una terza persona che si attivi al verificarsi dell’evento assicurato.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di settembre del magazine Wall Street Italia