Economia

La Spagna e la sorpresa nel 2013. Italia permettendo

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ROMA (WSI) – Fuori dal tunnel della crisi. Per la Spagna è questo lo scenario che si delinea. Secondo Lorenzo Bernaldo de Quirós, presidente di Freemarket, Madrid tornerà a crescere nel quarto trimestre 2013, se la crisi politica in Italia e dell’euro non subiranno nuove recrudescenze. “I tempi sono maturi per una inversione di tendenza: se non ci saranno ulteriori shock esterni, il paese sarà in grado di creare posti di lavoro fra ottobre e dicembre”.

Secondo le stime di Freemarket, il mercato del lavoro spagnolo ha subito un cambiamento strutturale “di straordinaria importanza” in quanto i costi del lavoro sono diminuiti così tanto che adesso è possibile creare occupazione. Bernaldo de Quirós è convinto che la crisi di Cipro avrà effetti eccezionali sull’economia spagnola, ma solo un focolaio di crisi in Italia con lo spauracchio di un effetto contagio al resto d’Europa potrebbe rilanciare i dubbi sulla sostenibilità dell’euro.

Se questo scenario non si verifica, “è realistico pensare che la Spagna uscirà dalla crisi entro la fine dell’anno”. Anzi, Bernaldo de Quirós evidenzia come la quota delle esportazioni spagnole sul Pil sia al 33%, il più alto nella storia e superiore alla media dei paesi Ocse.

In secondo luogo, sottolinea l’economista, “abbiamo avuto l’aumento delle capacità imprenditoriali di fare business a causa della mancanza di appigli esterni, primo fra tutti l’impossibilità di avere accesso ai finanziamenti bancari”.

Mentre per quanto riguarda la mina Italia interviene Nouriel Roubini, l’economista americano che primo mise a fuoco la portata della crisi subprime in America. Rimarca che Roma deve risolvere i suoi problemi strutturali che stanno abbassando la sua competitività e il potenziale di crescita.

“L’instabilità derivante dalla elezioni di febbraio renderà più difficile affrontare questi problemi, in modo sistematico. Ma – conclude – lo scenario più probabile è che l’Italia riesca a cavarsela nella difficile transizione economica e politica, anche se è forte il rischio di una ristrutturazione del debito e di uscita dalla zona euro”.