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La scomoda verita’ dietro ai risultati della Fiat 500 in Usa

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New York – Il business automobilistico negli Stati Uniti pare tornato finalmente in salute e il brand Chrysler, che ha fatto fatica sin qui anche per via dell’accoglienza tiepida in Usa della Fiat 500, ha registrato in febbraio il suo mese migliore da quando il gruppo di Detroit e’ risorto dalle ceneri.

Mese su mese le vendite complessive sono cresciute del 40% a quota 133.521 da 95.102 di un anno fa e contro le aspettative per un rialzo del 26%, per quello che e’ stato il 23esimo mese consecutivo di miglioramento. Da inizio anno le vendite sono aumentate del 42% a 234.670 unita’ dalle 165.220 dell’analogo periodo 2011.

La strategia pubblicitaria fatta di campagne incisive e dispendiose – come quella piu’ recente della Fiat 500 Abarth (vedi video sotto) – sembra aver pagato. Le vendite di vetture leggere sono piu’ che raddoppiate (+125,6%) in area 40.024 unita’ e quelle di camion leggeri e mini van hanno visto un rialzo del 20,9% a quota 93.497. La piccola 500 ha registrato il miglior mese dal suo lancio in Usa, con un rialzo del 69% degli acquisti mese su mese a quota 3.227 unita’.

Fin qui tutto bene, dunque. Non proprio: per il gruppo di Sergio Marchionne l’America non e’ esattamente rosa e fiori. Il problema e’ che il risultato di febbraio rischia di rivelarsi un’eccezione piuttosto che la regola nel 2012. Fiat e’ infatti ancora ben lontana dal target di modelli venduti previsto e nel 2011 e il lancio della storica mini vettura e’ stato un flop clamoroso. Dettaglio pressoche’ censurato in Italia dai principali organi di stampa.

A fine 2011 le vendite della Fiat 500 negli Stati Uniti sono risultate meno della meta’ rispetto alle stime previste nel budget 2011: 19.769 contro le 50.000 previste. Una terribile debacle, che non ha nulla a che fare con il mercato o la recessione, bensi’ solo con il lancio di un modello sbagliato e non adatto al mercato americano.

Tanto e’ vero che per il 2012 l’obiettivo – dopo che lo stesso Marchionne ha definito “incredibilmente ingenuo” quello dell’anno scorso – e’ stato ridimensionato in un range di 25.000-35.000 unita’ vendute negli Usa e altre 5 mila in Canada. Nel complesso il gruppo Chrysler conta di vendere 2 milioni e 400 mila vetture quest’anno.

La Fiat sotto la gestione Marchionne resta un pianeta in parte misterioso: se da un lato molti analisti pensano che il Ceo sia stato geniale a salvare il Lingotto dal crack qualche anno fa, molti altri esperti del settore auto ritengono che non siano piu’ tempi di ambizione unita alla sola finanza. E’ proprio l’industria – cioe’ l’auto, i prodotti, i modelli che piacciono al mercato – che langue.

In particolare se il risultato di febbraio, accolto con grande ed affrettato entusiasmo dai media italiani, viene confrontato con quello della concorrenza e si analizza in un’ottica a lungo termine, si nota che e’ troppo presto per gioire. Dopo il +10% di vendite del 2011, i principali gruppi del settore prevedono di subire un rallentamento dell’attivita’ nel 2012, per via dei livelli ancora alti di disoccupazione e dei seri rischi che pone l’impatto che la recessione di alcuni paesi europei avra’ in Usa.

E paradossalmente, proprio per via dell’impennata dei prezzi della benzina (+30 centesimi al barile solo il mese scorso) negli Stati Uniti la domanda e’ cresciuta nettamente per le auto di piccola cilindrata, come la Ford Focus e la Honda Civis. Non e’ detto, tuttavia, che alla lunga il caro petrolio continuera’ a favorire l’industria dell’automobile in Usa. Tutt’altro: rischia di comprometterla. Come hanno sintizzato bene alcuni analisti Usa, il rialzo di febbraio non e’ un indice di crescita sostenibile.

La quota di mercato della Fiat 500 nel mercato delle auto mega compatte e’ ancora di appena il 4% negli Stati Uniti. E in Italia le cose non vanno meglio per il Lingotto: il mese scorso i ricavi complessivi della casa torinese sono crollati del 20% rispetto all’anno prima.

In America bisognera’ fare poi attenzione al problema delle scorte, la questione che piu’ preoccupa gli analisti al momento: le principali case automobilistiche contano di vendere un numero maggiore di nuovi modelli nei prossimi mesi per riuscire a liberare le auto dai magazzini.

Ma secondo le ultime stime da qui alla fine di marzo, General Motors, Ford e Chrysler rischiano di avere un numero del 19% sopra quello che Credit Suisse considera il livello di normalita’ per quanto riguarda l’offerta. Ridurre il trend delle auto invendute dovrebbe essere dunque uno dei principali obiettivi delle tre sorelle di Detroit.

In una nota pubblicata a meta’ febbraio l’analista della banca Chris Ceraso ha spiegato che “le Big Three non sono riuscite ad allineare la produzione alla domanda attuale del mercato, che ha subito un rallentamento anche per via della disponibilita’ maggiore di veicoli giapponesi”.

Per avere un’idea del quadro generale, tenendo conto dei cambiamenti stagionali, gli analisti prevedono che le vendite di auto si attestino a un tasso annuale di 14 milioni nel 2012 in febbraio, a fronte dei 14,1 milioni di gennaio e dei 13,3 milioni di un anno prima.

Lo spot della nuova Fiat 500 Abarth con protagonista l’attore Charlie Sheen agli “arresti domiciliari” e in cui i noti problemi legali della star vengono affrontati in chiave ironica: