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LA BEFFA BUONITALIA.COM

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(WSI) –
Decine di milioni di euro spesi in
promozione, per un nome che già
esisteva su Internet. Una beffa
che diventa un giallo, per il ministero
delle Politiche agricole di Paolo De Castro
e per la società «Buonitalia
spa» creata dallo stesso ministero
con soci di riferimento Ice,
Ismea e Unioncamere per promuovere
il made in Italy agroalimentare
nel mondo. Un altro scandalo, dopo i 58 milioni di euro sperperati per creare e chiudere il portale del turismo Italia.it.

Spunta infatti, con sede a New
York, il sito di commercio elettronico
www.buonitalia.com che fa registrare
nel giro di pochi mesi un
boom di accessi e di vendite di prodotti
made in Italy importati negli
Usa. A segnalarlo è la Coldiretti,
che chiede di «verificare» quali legami
esistano con il sito istituzionale www.buonitaliaspa.it ravvisando
la possibilità di «un caso di
clonazione che beneficia indirettamente
delle ingenti risorse pubbliche
nazionali investite». «Nessun
collegamento», si appresta a far sapere
Buonitalia Spa «in quanto le
due società hanno scopi e attività
diverse». Tanto più che la società
Usa sarebbe stata «costituita precedentemente
». Ma il danno resta.

parla di questo articolo nel Forum di WSI

Sul «clone» americano vengono
commercializzati prodotti alimentari
a prezzi astronomici, come
l’extravergine di oliva umbro venduto
fino a 70 dollari al litro.
Se presisteva, dunque, perché
scegliere proprio quel nome? «Si
tratterebbe – sostiene la Coldiretti
– di un caso particolarmente grave
per il danno economico e di immagine
provocato al made in Italy al
quale porreimmediatamenterimedio
». Anche perché il marchio di
promozione dell’agroalimentare
nazionale è accompagnato da una
proliferazione sul mercato statunitense
di imitazioni di specialità alimentari
nazionali che non hanno
alcun legame con il tessuto produttivo
italiano. «Se nel mondo si stima
che il valore dei falsi prodotti
agroalimentari italiani abbia raggiunto
i 50 miliardi di euro – afferma
la Coldiretti – negli Usa sono
falsi più di nove formaggi di tipo
italiano su 10 con la vendita di Parmesan,
asiago, gorgonzola, pecorino
prodotti in California o in
Wisconsin che sono una palese
imitazione di bassa qualità dei prodotti
made in Italy».

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