Economia

Italiani: “Meglio disoccupati che lontano da casa”

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ROMA (WSI) – Meglio disoccupati e senza carriera che lavorare lontano da casa. Questo il pensiero di un lavoratore su due in Italia secondo quanto emerge dal nuovo Osservatorio mensile Findomestic – società di credito al consumo del Gruppo BNP Paribas – realizzato in collaborazione con Doxa.

Ben il 46% degli intervistati vuole lavorare vicino casa, anche a costo di restare disoccupati e di rinunciare alla carriera. L’ambizione professionale è sacrificata in nome della comodità e della vicinanza ai propri affetti, come conferma anche un altro dato dell’Osservatorio Findomestic per cui solo due lavoratori su dieci rinuncerebbero a vivere in Italia per fare il lavoro dei propri sogni.

Tra gli altri dati emersi dall’indagine la maggior parte degli italiani giudica positivamente il clima lavorativo (76%) e la sicurezza del posto (66%), mentre solo il 36% si reputa soddisfatto delle opportunità di fare carriera. Poco appagante anche lo stipendio percepito: oltre un lavoratore su due (54%) si aspetterebbe di guadagnare di più.

Per quanto riguarda il rapporto lavoro-vita privata, il 61% dei lavoratori italiani è soddisfatto dell’equilibrio che è riuscito a raggiungere tra lavoro e vita privata, ma i “molto soddisfatti” sono solo 1 su 10.

Se potessero avere più tempo libero gli italiani come lo utilizzerebbero? Il 50% per stare con la propria famiglia, il 43% per dedicarsi ai propri hobby, il 42% per viaggiare e il 28% per fare sport.

Le priorità dei lavoratori restano stipendio e posto fisso e di fronte alla possibilità di cambiare occupazione, un italiano su quattro sceglierebbe di lavorare alle dipendenze di un ente pubblico. Infine una considerazione per quanto riguarda i giovani. Interrogati su quali siano le cause dell’elevato tasso di disoccupazione giovanile in Italia, gli interpellati ritengono che i giovani siano vittime della difficile situazione economica, mentre il 20% crede che per trovare lavoro un giovane abbia bisogno di raccomandazioni e il 18% punta il dito proprio contro i giovani reputandoli ‘schizzinosi’ nella scelta di un’occupazione.