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Italia, banche: a fine 2018 utili ai livelli pre crisi per 10 big

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NEW YORK (WSI) – Dopo due anni di forti guadagni per le azioni delle banche statunitensi, gli investitori che scommettono su un altro grande impulso per il 2018 rimarranno delusi.

L’indice del settore bancario di S&P 500, SPXBK, ha battuto le stime del primo trimestre salendo al 32,2% all’inizio di maggio dal 28,4 per cento di aprile, secondo i dati di Thomson Reuters. Ma la forza delle entrate commerciali, i margini d’interesse netti e le aliquote fiscali più basse derivanti dalla legislazione approvata dal Congresso degli Stati Uniti nel mese di dicembre, non sono stati sufficienti a compensare la delusione degli investitori rispetto al tasso di crescita dei prestiti bancari.

Guardando alle banche nostrane invece nei primi tre mesi dell’anno si registra una fortissima ripresa e questo grazie da una parte al calo dello stock e delle rettifiche sui crediti deteriorati a cui si aggiunge un aumento dei prestiti ai privati, un incremento dei ricavi da commissione e a una riduzione dei costi. A scriverlo nero su bianco la Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, secondo cui se il trend proseguirà nel corso dei prossimi trimestri, è prevedibile che i primi dieci gruppi realizzino i migliori utili post crisi e quindi le prime 10 banche italiane potrebbero realizzare un monte utili di circa 10 miliardi di euro.

“Un risultato storico dopo gli anni della grande crisi. Con gli utili che ripartono e con una fase positiva del settore, basta piagnistei”.

Da qui l’appello segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.

“Chiediamo, se ci saranno dividendi importanti per gli azionisti, che ci siano anche aumenti importanti nelle retribuzioni dei lavoratori. Il taglio del costo del lavoro è stato centrale finora ma oggi è superato con la sterzata a livello di gestione (…) è positivo il ritorno ai profitti delle banche in un settore che non ha risolto tutti i suoi problemi, ma sta sicuramente andando nella giusta direzione”.