Economia

Italia: allarme povertà, Stato spreca soldi inutilmente

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ROMA (WSI) – Gli ultimi dati dell’Istat sulla povertà nel nostro paese sono allarmanti: se nel 2006 erano 2,3 milioni, nel 2016 sono diventati 4,7 milioni, con un incremento del 106,9 per cento.

A riprova delle sempre più frequenti situazioni di disagio in cui si trovano gli italiani colpiti da crisi e recessione economica, il boom di domande arrivate all’Inps per poter accedere al Rei, il Reddito di Inclusione, il nuovo sussidio di povertà introdotto dal governo. Oltre 75mila domande in neanche in mese di avvio con record al Sud, con regioni come Campania, Calabria e Sicilia in fila all’Inps per presentare la domanda.

In realtà non c’è solo il Rei. Il nostro paese spende tutt’oggi risorse e tempo per misure che diano sostegno ai meno abbienti. L’elenco lo fa l’inserto Economia del Corriere della Sera: ben 60 misure assistenziali diverse e già esistenti e inutilizzate.

“Social Card, la Carta Sia, i contributi per le bollette luce e gas, il bonus straordinario per le famiglie, il bonus bebé, gli 80 euro. E invece, nonostante tutte queste misure, i cittadini che rischiano di scivolare nella povertà sono sempre di più”.

Il problema, dice il quotidiano è che l’Italia spende male i suoi soldi per aiutare i più bisognosi.

“Per ogni milione di euro speso, soltanto 39 italiani riescono a uscire dalla povertà. Il dato è di uno studio della Fondazione Zancan e mette a nudo il problema. In un paese come l’Italia, se usato efficacemente, un milione di euro dovrebbe aiutare almeno 50 o 60 persone. La media nel resto d’Europa è infatti proprio questa: 62 persone ogni milione di euro investito”.

A ciò si aggiunge anche il fatto che molti dei soldi stanziati vengono usati male come i fondi per la Social Card, i contributi per luce e gas e da ultimo, lo stanziamento per l’Ape Social. Beffa delle beffe: per ottenere queste misure bisogna spesso rivolgersi al comune che calcola l’Isee e verifica o meno il diritto all’erogazione, insomma altri soldi spesi inutilmente.

“Per ciascuna di queste misure assistenziali c’è un ufficio, un dipartimento, ci sono dei dipendenti che devono erogarle, ci sono dei dirigenti che devono controllare i dipendenti, c’è una sede in ogni regione, in ogni comune. E siccome per ogni milione di euro spesi in assistenza, meno di 400 mila arrivano effettivamente a chi ne ha bisogno, sarebbe il caso di chiedersi chi sostengono davvero queste misure di sostegno, se i più poveri o la nostra burocrazia”.