Società

Islanda ha lasciato fallire le banche: ora ha un Pil sopra i livelli pre crisi

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NEW YORK (WSI) – L’Islanda è diventato il primo paese europeo coinvolto nel caos finanziario del 2008 a registrare un Pil superiore ai livelli pre crisi.

Il paese ha adottato un approccio totalmente differente dagli altri. Mentre il governo britannico ha nazionalizzato Lloyd e RBS con i soldi dei contribuenti e mentre gli Stati Uniti hanno comprato quote azionarie nelle banche di Wall Street ritenute ‘too big to fail’, Reykjavik ha lasciato che gli istituti di credito fallissero e ha messo in prigione i banchieri e gli altri responsabili della crisi.

Il procuratore capo Olafur Hauksson disse all’epoca dei fatti: “È pericoloso che ci sia qualcuno troppo importante per essere indagato e condannato – dà la sensazione di vivere in un porto sicuro”.

Le autorità islandesi hanno inoltre imposto controlli di capitale per ridurre la libertà di azione della gente comune, da quel momento impossibilitata a disporre a piacimento dei propri soldi, una misura che i critici all’epoca hanno denunciato come una violazione dell’economia del libero mercato.

Il piano islandese ha funzionato. Eccome. Come si vede bene dai grafici in allegato, il paese ha subito un brutto colpo economico e finanziario, ma non particolarmente più pesante di quello accusato anche dagli altri paesi travolti dalla crisi.

I debiti stanno diventando sempre più gestibili e il Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato che l’Islanda è riuscita a registrare una ripresa “senza compromettere il suo modello di welfare”.

I livelli di disoccupazione non si discostano molto da quelli dei paesi che si sono rimessi in sesto meglio in questo frangente, come gli Stati Uniti, la prima potenza economica al mondo.
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Anziché tenere alto il valore della corona con metodi artificiali, il paese ha scelto di “accettare l’inflazione”. Ciò ha spinto chiaramente in rialzo i prezzi domestici ma ha aiutato l’andamento delle esportazioni all’estero, al contrario di quanto avvenuto in tanti paesi dell’Eurozona, come l’Italia, che hanno dovuto combattere lo spettro della deflazione o comunque prezzi che hanno continuato a scendere su base annuale.

Con la riduzione progressiva dei controlli di capitale, il paese continua a fare progressi e ora con un Pil sopra i livelli pre crisi può dirsi uscito dalla crisi. “Oggi abbiamo raggiunto una pietra miliare che ci rende molto felici”, ha detto al Guardian il ministro delle Finanze Njarni Benediktsson nell’annunciare una tassa del 39% sugli asset che vengono prelevati dai conti bancari degli istituti falliti.

Fonte: The Independent

(DaC)