Economia

Il sentiero stretto della Fed, obiettivo soft landing per gli Usa

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Inflazione statunitense da un lato, l’economia dei Paesi emergenti dall’altro e nel mezzo una borsa assai nervosa: sono queste alcune delle problematiche che avrà di fronte la Federal Reserve nel corso del 2019.

L’obiettivo ideale, scrive il Wall Street Journal, sarebbe pilotare l’economia Usa ad un atterraggio morbido, raggiunto senza esagerare con le restrizioni della politica monetaria ed evitando così la recessione. Allo stesso tempo, le pressioni dei mercati potrebbero spingere l’istituto presieduto da Jerome Powell a temporeggiare con i due  rialzi dei tassi previsti per il 2019.

Powell ha ribadito, venerdì scorso, che il percorso della politica monetaria non è predeterminato, e che non si esiterà cambiare percorso se le condizioni lo richiederanno.

Nel frattempo, i dati sull’occupazione negli Usa confermano una forza che potrebbe presto sfociare in un ulteriore aumento dei prezzi unito all’aumento dei salari, l’eventualità che imporrebbe l’intervento restrittivo della banca centrale.

“Vedo una scenario nel quale la Fed avanza attraverso un leggero rallentamento globale che farà rallentare la crescita negli Stati Uniti, ma non al punto da fermarla”, ma “c’è anche la possibilità che il rallentamento globale si riveli peggiore del previsto e che spinga gli Stati Uniti in una recessione”, ha detto al Wsj Betsey Stevenson, economista dell’Università del Michigan ed ex consulente di Barack Obama.

Dati i rischi attuali, fra il parziale shutdown governativo, le tensioni commerciali fra Cina e Usa, le possibilità di rallentamento dell’economia, ha detto lo scorso sabato l’ex presidente della Fed, Ben Bernanke, l’aspetto sorprendente è più nella benignità dei mercati “durata così a lungo… con quello che abbiamo visto nell’ultimo anno, odio doverlo dire ad alcuni investitori presenti qui, questa [volatilità] non è poi così ampia”.

Nel frattempo, non mancano economisti che continuano a vedere il rischio di una recessione dietro l’angolo. “Ci sono stati 13 cicli di rialzo dei tassi della Fed dal 1950. Dieci di questi hanno portato l’economia in recessione, e né il consenso né la Fed li ha visti arrivare quando sono effettivamente iniziati”, ha detto in una nota del 28 dicembre l’economista capo di Gluskin Sheff, David Rosemberg, “quindi, prima di considerare qualsiasi altra cosa, il fatto che siamo stati nel bel mezzo
di una fase di restringimento della politica della Fed porta le probabilità di una recessione a nord dell’80%”.