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Il pitone rischia l’estinzione. Tutta colpa della moda europea

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Sapete qual è il valore complessivo della pelle di pitone sul mercato della moda a livello globale?

Impressionante: 771 milioni di euro.

Tra chi è interessato ad esportare e i Paesi importatori – in particolare Italia, Germania e Francia – gli scambi commerciali che gravitano intorno alla cattura del povero rettile squamato non sembrano conoscere la parola crisi.

Ci ha pensato l’International Trade Centre a lanciare l’allarme attraverso la presentazione del rapporto intitolato “Trade in South-East Asian Python Skins”.

Lo studio ha messo in evidenza come ogni anno venga esportata la pelle di circa mezzo milione di pitoni da Paesi come l’Indonesia, la Malesia e il Vietnam; con il mercato del Vecchio Continente a farla da padrone, rappresentando il 96% del valore complessivo degli scambi.

Il problema più grande da risolvere è legato al commercio illegale: nella maggior parte dei casi, infatti, le pelli sono ricavate da animali selvatici catturati prima che abbiano raggiunto l’età riproduttiva, in quantità superiori alle quote concordate a livello internazionale.

Diventa prioritario, pertanto, che l’industria della moda si faccia promotrice il prima possibile di un sistema di tracciabilità ancora più ferreo di quello attualmente adottato, con lo scopo di rendere manifesto ai consumatori che entrano in possesso di portafogli, cinture, borse e scarpe di pitone  l’approvvigionamento legale e sostenibile della pelle necessaria per la loro realizzazione.