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IL CONTRATTO È LETTONE, LA PAURA EUROPEA

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(WSI) – Oltre all’euro, l’altro collante europeo rischia di essere la paura. Non dei giovani e giovanissimi, che dell’Europa sono già figli e cittadini a pieno titolo. Ma dei lavoratori adulti, vero centro del cambiamento. L’arrocco sul caso-Laval in Svezia, dove i sindacati hanno fatto chiudere un cantiere che voleva utilizzare personale lèttone con contratti di lavoro lèttoni, riecheggia un po’ nel caso Alitalia. I sindacalisti italiani paventano l’aumento del personale di bordo indiano o cinese e gridano al dumping sociale. Anche se questo può contribuire a salvare la compagnia. È il prezzo che si paga a certe irrazionalità proprie dei comportamenti nelle Età di mezzo nelle quali i nuovi modelli di sviluppo non sono ancora definiti.

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L’Europa sa di dover modificare l’assetto del suo sistema di welfare e dei suoi mercati e domani a Hampton Court Palace proverà a prenderne atto oscillando tra la fuga nel workfare anglo-scandinavo (piena occupazione, più qualità nel capitale umano, liberalizzazioni, lavori nel tempo e non lavoro a vita) e tradizionale welfare renano (assistenza ai disoccupati, barriere all’ingresso, lavoro stabilizzato anche se di bassa qualità).

Ma chi deve cambiare per ora vede solo rischi. È il dilemma della direttiva Bolkestein sulle liberalizzazioni. Non è un caso che abbia fatto poca strada e sia stata oggetto anche ieri di un duro dibattito all’Europarlamento. In Italia è girata una battuta in Consiglio dei ministri: «La direttiva Bolkestein non piace più nemmeno a Bolkestein e perfino Blair, il più liberista di tutti, si è ben guardato dall’applicarla».

Le indicazioni europee sono state altrettante munizioni per le campagne elettorali dell’Europa Carolingia che appare a volte egoista e miope, visto il successo dell’allarme sull'”idraulico polacco” in Francia e non solo. In realtà
la stessa direttiva ha ben 28 possibilità di deroghe e le applicazioni cross
border in tema di lavoro sono ancora oggetto di discussione.

C’è una rappresentazione sbagliata del tema e forse non è casuale. No-global e
corporazioni appaiono uniti nella lotta. Un’alleanza anomala contro il
cambiamento. Che, comunque, ci dovrà essere. E deve passare dalla
liberalizzazione degli accessi prima e dei mercati poi. Il lavoro dovrebbe
arrivare per ultimo, proprio per essere meglio tutelato. Si lascerebbe il tempo
all’Europa di puntare sulla qualità del capitale umano che, come è noto,
minimizza da solo il problema del suo costo.

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