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GUFI & ANALISI: LA TEMPESTA PERFETTA SULL’ ECONOMIA

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*Docente della New York University e presidente di RGE Monitor. Il commento che segue non implica responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.

(WSI) – Gli avvenimenti delle ultime settimane dimostrano che la stretta del credito e di liquidità cominciata in agosto negli Usa e in Europa non solo non è migliorata ma si è aggravata. Negli Usa quest’improvviso inasprimento e altre gravi debolezze implicano che il paese è diretto verso un’inevitabile recessione. Già la crescita di questo trimestre sarà verosimilmente prossima allo zero. Come sempre, quando gli Stati Uniti starnutiscono il resto del mondo si prende il raffreddore: in questo caso, però, gli Stati Uniti non soffriranno solo di un comune raffreddore, ma andranno incontro a una polmonite vera e propria, grave e duratura. Il resto del mondo, di conseguenza, deve prepararsi a essere contagiato dal virus in modo grave.

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Prendiamo in esame lo scompiglio dei mercati finanziati. Malgrado le iniezioni nei mercati finanziari di liquidità per centinaia di miliardi di dollari e di euro praticate da agosto a oggi, a dispetto di un taglio di 75bps dei tassi di interesse effettuato dalla Fed, la stretta creditizia oggi è altrettanto grave se non peggiore di quella dell’estate scorsa. Per esempio, la differenza tra il tasso di interesse al quale le banche statunitensi ed europee si concedono reciprocamente prestiti relativamente ai sicuri rendimenti governativi di maturità simile rappresenta una misura della avversione al rischio e ai rischi della controparte finanziaria.

Questa differenza è tornata ancora recentemente a quei massimi che segnalano che i mercati finanziari sono quasi nel panico. Il motivo per il quale una simile massiccia iniezione di liquidità e una politica monetaria piu’ espansiva sono miseramente fallite è che il sistema finanziario non ha sperimentato soltanto illiquidità, ma anche seri e gravi problemi di credito e d’insolvenza. La politica monetaria non può risolvere le questioni di insolvenza. Effettivamente, ci sono due milioni o più di famiglie americane che probabilmente saranno insolventi e non onoreranno i loro mutui; decine di enti erogatori di mutui hanno già fatto bancarotta; moltissimi imprenditori edili subiranno gravi perdite e dovranno chiudere l’attività; ci sono istituti finanziari di tutto il mondo (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Australia e così via) fortemente che hanno fatto investimenti avventati e sono falliti; e adesso che l’economia andrà in recessione perfino le insolvenze delle grandi imprese inizieranno ad aggravarsi e crescere di numero.

Come se non bastasse, l’entità delle perdite finanziarie è sconvolgente e peggiora di giorno in giorno: finora gli istituti finanziari hanno ammesso perdite per circa 50 miliardi di dollari, ma una molteplicità di analisti stima che le perdite totali dovute ai soli subprime potrebbero arrivare a una cifra compresa tra i 300 e i 400 miliardi di dollari. Si aggiungano a ciò le perdite dovute ai mutui nearprime e prime, le perdite per le carte di credito e i prestiti automobilistici le cui percentuali di insolvenza si stanno moltiplicando, le perdite dovute alle proprietà commerciali che hanno vissuto un boom e sperimentato una bolla simile a quella immobiliare, e infine le perdite che le banche subiranno concedendo prestiti alle imprese e nei finanziamenti di LBO. Tutto ciò potrebbe portare a perdite per una cifra sconvolgente, nell’ordine del milione di miliardi di dollari. Considerata poi l’entità di tali perdite, la necessaria contrazione del credito da parte di istituti finanziari che hanno un capitale inferiore potrebbe ridurre la capacita’ di creare credito – e provocare quindi una massiccia stretta del credito – dell’ordine di svariati trilioni di dollari americani.

A sua volta, una simile stretta del credito renderà minore la quantità di credito e alzerà i costi per le famiglie, le aziende e gli enti debitori in generale, riducendo la domanda aggregata di consumi e investimenti. Come se non bastasse, considerata la globalizzazione finanziaria e di cartolarizzazione queste perdite non colpiranno soltanto le banche, ma anche le banche di investimento, i fondi di copertura, i fondi di investimento, i fondi del mercato monetario, SIV e Conduits, e società di assicurazioni degli Stati Uniti e di tutto il mondo. Di conseguenza il contagio finanziario si estenderà dalle banche al resto del sistema finanziario, e dagli Stati Uniti all’Europa e al resto del mondo, aumentando il rischio di una crisi finanziaria sistemica. Questa è in realtà la prima crisi della globalizzazione e securitizzazione finanziaria.

Non meraviglia a questo punto che i principali mercati finanziari si trovino adesso in una crisi di credito e di liquidità: i mercati interbancari, i SIV finanziati da ABCP, i mercati di cartolarizzazione, i mercati derivati, i mercati di LBO, i prestiti frazionati e i mercati CLO. Considerata l’incertezza sull’entità delle perdite e su chi sia in possesso di asset “contaminati”, tutti temono le loro controparti e accumulano liquidità. Questa è ciò che si ottiene per aver creato un sistema finanziario caratterizzato da meno trasparenza, più opacità, mancanza di informazioni e di limpidezza finanziaria.

Negli Stati Uniti la stretta di liquidità e di credito, le perdite ingenti subite dagli istituti finanziari per i loro prestiti e mutui sconsiderati, la peggior recessione edilizia della storia degli Stati Uniti, unitamente all’odierna caduta libera dei prezzi delle case, al prezzo del petrolio ai suoi massimi storici e a un consumatore medio fragile implicano che gli Stati Uniti vivranno – a partire dall’inizio del 2008 – una grave e dolorosa recessione. Il consumatore medio americano, che risparmia poco ed è sovraccarico di debiti, è oggi a un punto di fragilità severa: non può più usare la propria casa per ottenere soldi con un rifinanziamento e spendere più di quello che guadagna, visto che il valore della sua casa è in caduta.

Questo consumatore è colpito da molti shock negativi: la caduta delle prezzo delle case, il calo del finanziamento diretto dei consumi via prestiti collaterali che usano la casa come accessorio finanziario, un indebitamento maggiore dovuto al più alto servicing ratio, una stretta creditizia per l’abitazione e il credito al consumo, i prezzi del petrolio e della benzina in impennata, un mercato del lavoro indebolito e, quanto prima, un mercato azionario in calo. Gli aiuti dalla Fed non eviteranno l’imminente recessione, poiché arriveranno troppo tardi e saranno troppo inadeguati, anche perché la politica monetaria diventa meno efficace quando si ha un grande eccesso di offerta di case, di beni di consumo durevoli, di automobili e di motoveicoli. Occorreranno anni per smaltire questa sovrabbondanza.

Il resto del mondo – Europa inclusa – finora si era illuso di potersi dissociare dal rallentamento degli Stati Uniti. Ciò potrebbe accadere soltanto se gli Stati Uniti avessero un atterraggio morbido: se invece gli Stati Uniti dovessero atterrare sul duro nella recessione non ci sarà modo di prendere le distanze e la crescita globale subirà un forte rallentamento. L’Europa, oltre tutto, potrebbe essere una delle prime vittime di questo duro atterraggio degli Stati Uniti. Non solo il sistema finanziario europeo non si è ancora dissociato da quello americano, ma da agosto è stato esposto a un contagio ancora maggiore. E poiché le aziende europee dipendono dai prestiti bancari più di quelle statunitensi, la stretta del credito colpirà il settore delle aziende europee e la loro capacità di produrre, assumere e investire. Si tenga anche conto che il boom e la bolla edilizia non si sono limitati agli Stati Uniti: simili bolle hanno interessato la Spagna, il Regno Unito, l’Irlanda e in scala minore la Francia, il Portogallo, l’Italia e la Grecia. In questo periodo le bolle edilizie stanno iniziando a sgonfiarsi in tutta Europa, contribuendo di fatto a rischi di rallentamento della crescita.

Si aggiunga poi ai problemi dell’Europa la forza dell’euro, che sta pesantemente riducendo la concorrenza esterna all’eurozona, e non dimentichiamo l’imminente indebolimento della domanda di prodotti europei in ragione della pesante caduta della crescita degli Stati Uniti. Nel frattempo, mentre la Fed ha già iniziato a tagliare aggressivamente i tassi di interesse, la Banca centrale europea si illude di poter alzare ulteriormente i propri tassi una volta superata la cosidetta “temporanea” stretta finanziaria. Quello che la Bce dovrebbe fare, al contrario, è iniziare a tagliarli adesso. Prendere tempo come fece nel periodo 2001 2002 – garantirà soltanto una cosa: che il contagio negativo dagli Stati Uniti all’Europa sarà più grave e più duraturo.

Pertanto, sussistono tutte le condizioni perché una “tempesta perfetta” – di natura finanziaria ed economica – negli Stati Uniti si diffonda in Europa e in tutto il mondo. Come disse una volta Bette Davis in “All About Eve”: «Allacciate le cinture e tenetevi forte: sarà una corsa piena di scossoni!».

Traduzione di Anna Bissanti

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