Economia

Dazi e guerra commerciale, UBS e FMI: a rischio crescita globale

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NEW YORK (WSI) – La guerra commerciale promessa dal presidente americano Donald Trump con duri dazi contro acciaio e alluminio fa tremare il mercato mondiale. A lanciare l’avvertimento sono il Fondo Monetario Internazionale e gli analisti.

UBS mette in guardia dalle possibili implicazioni di una guerra commerciale globale a tutto campo. Lo spiega Dominic Schnider, responsabile della divisione materie prime e APAC FX presso la divisione di gestione patrimoniale di UBS.

“Le materie prime industriali dai metalli all’energia saranno negativamente colpite da una guerra commerciale profonda, ma tale evento “è buono per l’oro“.

Secondo Schinder, non avremo un’accelerazione nella crescita globale al 4,1% che ci aspettiamo quest’ anno, quindi una decelerazione sarà negativa”.

“Ciò che realmente stimola i rendimenti delle materie prime sul versante industriale è lo slancio della crescita”.

Per Christine Lagarde, che presiede l’FMI, la guerra commerciale sarebbe un evento “terribile per la crescita mondiale”.

Intanto le misure di  ostruzione commerciale promesse da Trump mettono in fuga i suoi. Gary Cohn, il top advisor economico della Casa Bianca visto come uno dei principali artefici della riforma di alleggerimento fiscale, lascia. Nessuna spiegazione ufficiale per l’addio, con l’ex di Goldman Sachs che si è limitato a spiegare che “è stato un onore servire il mio Paese e mettere in atto politiche economiche rivolte alla crescita, in particolare il passaggio della storica riforma delle tasse”.

Sembra che la vera ragione delle dimissioni di Cohn sia proprio la serie di dazi e la guerra sul commercio estero che sta facendo esplodere l’amministrazione Trump dal suo interno. Ora i mercati finanziari temono che, avendo mano libera, il presidente Usa possa accelerare con le sue manovre di stampo protezionista.

La rappresaglia europea contro i dazi di Trump non tarderà ad arrivare. Secondo le ultime indiscrezioni, la Commissione europea sta preparando dei contro-dazi del 25% su beni per 2,8 miliardi di euro che colpirebbero il cuore dell’America, da motociclette a jeans, bourbon, whisky, succo d’arancia, mais e prodotti agricoli per 951 milioni, arrivando fino all’acciaio e ai prodotti industriali per 854 milioni.

Come ritorsione Bruxelles ha inoltre in cantiere altre due contromisure: un ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) ai danni degli Stati Uniti e azioni di salvaguardia per evitare che acciaio destinato al mercato americano invada l’Europa.

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