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Gucci: ma quale Made in Italy, “sfruttano forza lavoro dei cinesi”

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MILANO (SI) – Dopo le piume d’oca di Moncler a finire nel mirino della trasmissione di inchieste Report sono le borse di un altro brand di successo della moda italina: Gucci. Gli artigiani in regola vengono sostituiti dai più concorrenziali cinesi, secondo l’ultimo servizio andato in onda sulla Rai.

L’azienda del lusso, punta di diamante della valigeria italiana, è stata denunciata da un artigiano fiorentino che in un’intervista concessa durante la trasmissione di Rai 3, racconta che “alle 11 di sera a Scandicci ci sono fabbriche tutte illuminate dove lavorano i cinesi. Io stesso li ho assunti part-time a 4 ore, ma loro ne lavorano almeno 16 al giorno”.

“È questo – continua Aroldo Guidotti – il gioco che ci sta ammazzando. I cinesi lavorano 150 ore di più di quelle segnate”.

Essi lavorano dalle 9 di mattina alle 23, secondo l’artigiano – e “le borse modello Bambù da 1800 euro le assemblano loro. Lavorano anche il sabato ma non viene segnato”.

Nell’occhio del ciclone finisce non solo il marchio italiano ma anche il patron francese Francois Henry Pinault (presidente e ceo di Kering, gruppo proprietario di Gucci), che viene abbondantemente citato dalla conduttrice Gabanelli come uno degli uomini piu ricchi del mondo.

“Gucci lo sa o no che nelle fabbriche lavorano i cinesi?” si chiede Gabanelli mentre mostra le immagini di alcuni caporali che confessano con i volti coperti di “non garantire niente” ai loro operai” e che nessuno mai chiede loro quante ore fanno al giorno.

La maison, da parte sua, ha detto di volersi dissociare “nel modo più assoluto dai contenuti e dalla forma del servizio” mandato in onda domenica 21 dicembre.

“La signora Gabanelli – si legge in una nota della casa di moda di proprietà del colosso francese del lusso Kering – non ha mai posto a Gucci alcuna domanda pertinente su quanto da cinque mesi stava girando. Telecamere nascoste o utilizzate in maniera inappropriata, solo in aziende selezionate ad arte da Report (3 laboratori su 576), non sono testimonianza della realtà Gucci”.

Il servizio ha accusato Gucci di consigliare l’utilizzo di forza lavoro cinese a basso costo: “tutto ciò è falso e destituito di ogni fondamento e fortemente diffamatorio – si difende la maison – Così come lo è la frase del servizio ‘all’interno dell’azienda …ci deve essere un prestanome italiano'”.

“Accordarsi a insaputa di Gucci con laboratori che utilizzano manodopera cinese a basso costo e non in regola – sabotando i sistemi di controllo in essere – è una truffa dalla quale Gucci si dissocia e che perseguirà in tutte le sedi”, spiega ancora la nota.

Gucci “produce il 100% della pelletteria in Italia dando lavoro a oltre 7mila addetti tra fornitori di primo livello (1.981) e fornitori di secondo livello. Di questi addetti, circa il 90% sono di nazionalità italiana, mentre tutte le 576 aziende sono italiane”.

“Tutti i fornitori di primo e di secondo livello vengono regolarmente controllati (circa 1.300 verifiche l’anno, anche notturne) sul rispetto delle regole e il corretto trattamento delle persone. Ricordiamo che il lavoro notturno, se svolto secondo la normativa, non è reato: si chiama straordinario o turnazione”.

(Guarda la puntata di Report)

(DaC)